giovedì, settembre 28, 2006

25.9.06
Fp Cgil medici: uno sportello per i precari
Per dare voce ai medici precari la FpCgil medici ha aperto nel sito www.fpcgil.it/medici.htm lo sportello on line «SOS Medici Precari».«Si tratta di una iniziativa - ha dichiarato Massimo Cozza, segretario nazionale della FpCgil medici - che vuole dare più forza a chi si sta battendo per dare una risposta a migliaia di medici ultratrentacinquenni che, a causa della precarietà del loro lavoro, non sono in grado di programmare il loro futuro».La situazione di precariato che si è andata a determinare in questi anni di blocco delle assunzioni in tutto il pubblico impiego viene giudicata dal sindacato, non più tollerabile. La FPCGIL sta chiedendo al Governo di affrontare la questione nell'ambito della finanziaria 2007 e dei prossimi rinnovi contrattuali 2006-2009.Rapporti a tempo determinato periodicamente rinnovati, contratti di collaborazioni professionale coordinata e continuativa ed altri rapporti di lavoro atipici sono arrivati a costituire una modo per mantenere nel precariato migliaia di medici.Vi sono inoltre altri 10mila medici iscritti all'università prima del '91 e laureati dopo il 94, che da anni ricoprono temporaneamente incarichi nell'ambito della medicina generale, della continuità assistenziale e del pronto soccorso, ed essendo privi, per ragioni temporali indipendenti da loro, del possesso del titolo di formazione specifica in medicina generale, «saranno precari a vita - ha concluso Cozza - se non gli sarà consentito l'accesso alle graduatorie regionali».Fonte: Sole24ore/Federfarma

venerdì, settembre 15, 2006

Coordinamento Cittadino Operatori Sociali (cocittos@virgilio.it)
Comunicato Stampa 7 aprile 2006


ROMA/COOPERATIVE (A)SOCIALI

COOP. ARCA DI NOE': LICENZIATI I PRIMI DUE OPERATORI. IL CALVARIO PASQUALE E' GIA' PRONTO PER ALTRI TREDICI.
L'INCONTRO DI IERI PRESSO L'ASSESSORATO AL LAVORO HA MESSO A NUDO LA PARTE NASCOSTA E IMPRESENTABILE DEL WELFARE CAPITOLINO.
LEGA COOP, CGIL E COMUNE DI ROMA TENDONO UNA MANO ALL'AZIENDA PER IL RISANAMENTO DEL DEFICIT E PER SALVAGUARDARE I POSTI DI LAVORO MA LA COOPERATIVA ARCA DI NOE', SUBITO DOPO, LICENZIA UNA LAVORATRICE RAPPRESENTANTE SINDACALE.
NON C'E' DUBBIO: QUALCUNO STA BARANDO AL TAVOLO CONVOCATO DALL'OSSERVATORIO DEL LAVORO TRA RAPPRESENTANTI DELLA COOPERATIVA ARCA DI NOE', SINDACATI, LEGACOOP E ASSESSORATI AL LAVORO E ALLE POLITICHE SOCIALI.

Il "Tavolo" tecnico di concertazione istituito presso l'Osservatorio del Lavoro del Comune di Roma per analizzare la situazione di crisi della cooperativa sociale Arca di Noè ha messo in evidenza nell'incontro di ieri aspetti che si avvicinano alla sfera della "delinquenza politica" perchè qualcuno, a quel tavolo, sta barando.
Ne spieghiamo le ragioni:
La cooperativa sociale Arca di Noè, affidataria di servizi pubblici per conto del Comune di Roma con la sua situazione di crisi, con il suo numero eccessivo di collaboratori a progetto rispetto al numero degli attuali soci, con la sua mancata applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, con il non rispetto della legge 626/94 (formazione, carichi, ausilii...) dovrebbe essere già sottoposta a seria verifica istituzionale dei requisiti dell'accreditamento.
A fronte di un attivo d'esercizio, dichiarato nell'anno precedente 2003, di 271 mila euro, la cooperativa sociale Arca di Noè ha avuto, nel bilancio 2004, 787 mila euro di perdita.
49 soci, una cinquantina di dipendenti e circa duecentocinquanta collaboratori a progetto alcuni con circa 100 ore mensili, altri con 70, una piccola parte addirittura con 20 ore mensili.
Una quarantina i soci che se ne sono andati e altri 29 che avendo rifiutato l'onere di 10.800,00 euro pro capite per ricapitalizzare la perdita, hanno ricevuto un preavviso di licenziamento mascherato da "recesso da socio".

Nonostante questa drammatica situazione alla cooperativa sociale Arca di Noè è stata tesa una mano "istituzionale" per il suo risanamento con l'apertura di un tavolo presso l'Osservatorio composto da sindacati, Lega Coop, Assessorati, Municipi interessati per appalti in corso (V°, VI°, III°).
La finalità formale del "Tavolo" è la salvaguardia dell'occupazione e della dignità dei lavoratori, il mantenimento della qualità dei servizi messi a dura prova da un turn-over spropositato e da un clima di tensione nei rapporti di lavoro.
Mentre però si costruisce un percorso condiviso tra le parti in cui l'Osservatorio aveva lanciato nel primo incontro la proposta (23 marzo 2006) "congeliamo ogni licenziamento per 60 giorni al fine di trovare insieme alternative di ricollocazione lavorativa" la cooperativa Arca di Noè, invece, il giorno successivo fa partire un fax al Centro Alzhaimer del III° municipio annunciando la prima espulsione dal lavoro della lavoratrice Adest e rappresentante sindacale Giovanna Addivinola. Prima di una serie di espulsioni scaglionate nel tempo.
Di fronte a questa sottile violenza contro la dignità e il lavoro delle persone, perpetrata da una organizzazione che si definisce ONLUS, denunciamo alla città, alle forze politiche e sociali che stiamo assistendo ad un Tavolo istituzionale dove c'è qualcuno che bara.

Ieri durante la trattativa, la Lega delle cooperative con il suo rappresentante ha detto che la cooperativa Arca di Noè va salvata dalla crisi, CGIL e Assessore del VI° Municipio hanno parlato di storia della cooperativa, di affinità terrioriale, di situazione complessa per la quale vanno trovate soluzioni condivise.
Ma ci fosse stato uno di questi che si sia posto il problema, oltre che della storia dell'Arca di Noè come impresa, anche della storia di vita di Giovanna Addivinola, stroncata dal licenziamento e dall'espulsione del lavoro, rimasta senza reddito, proprio dopo che era stato costruito un tavolo di concertazione. Un tavolo dove si gioca sopra e sotto: sopra le centrali cooperative, il sindacato confederale, le istituzioni si prendono una patente di democraticità, sensibilità istituzionale, e danno indirettamente ai rappresentanti della coop. una legittimazione. Sotto, però, la cooperativa continua a manovrare tagliando con l'accetta gli esuberi e togliendo il diritto al lavoro anche a chi ne non troverà facilmente un altro.Insomma siamo su un tavolo sbilanciato verso l'impresa dove le finalità sociali di una cooperativa sociale sono forse mescolate ad opportunismi ed equilibrismi politico-partitici.
Riteniamo che il lasciar passare questi licenziamenti in questo modo e non porsi il problema del riflesso di duecento collaboratori precari e a rischio su un servizio alle persone svantaggiate non faccia onore ad una giunta di Centro Sinistra. Invitiamo pertanto qualcuno che sta lassù e che lo voglia fare a battere un colpo per dimostrare e convincerci che esiste una qualche differenza nel panorama partitico romano.

Invitiamo i comitati di lavoratori autorganizzati da ogni parte d'Italia ad esprimere in ogni forma (ad es. email o fax attraverso i siti del Comune, dei sindacati e della Legacoop.) solidarietà alle persone licenziate.

Coordinamento Cittadino Operatori Sociali
via Appia Nuova 357 Roma
cocittos@virgilio.it (riunioni ogni giovedì alle 21.00)

Per ulteriori approfondimenti sulla vicenda Arca di Noè clicca qui

giovedì, settembre 14, 2006

12.9.06
Forum antiprecarietà Firenze 30/9 e corteo precari 6/10
Il coordinamento Firenzeprecaria, costituitosi raccogliendo diverse esperienze precarie locali, dai ricercatori alle cooperative sociali, all'impiego pubblico all'industria, e che ha dato vita al primo mayday fiorentino, invia il comunicato relativo all'assemblea fiorentina tenuta il 6 settembre, invitando precari e gruppi precari autorganizzati a partecipare al Forum antiprecarieta' di Firenze, il 30 settembre e 1 ottobre 2006. Cambia il governo, ma le ricette sono sempre le stesse:tagli e precarietà!La politica economica del governo Prodi chiarisce ogni giorno di più la portata della sconfitta cui i dirigenti della sinistra parlamentare hanno condotto la propria base sociale. Il governo si prepara ad una finanziaria di tagli sociali, mentre conferma e allarga quelle spese odiose (grandi opere, missioni militari) che fino a ieri i partiti della sinistra contestavano, e regala alle imprese 5 miliardi con la riduzione del cuneo fiscale. Ma il buon giorno si vedeva già dal mattino: l'assegnazione, senza sostanziali obiezioni da sinistra, del lavoro ad un ministro filo-confidustriale e dell'economia ad un ministro-banchiere era più che sufficiente a dare ai lavoratori un quadro definitivo sulla natura del governo in carica. Questo governo non può essere il loro governo, né fare i loro interessi, perché la sua ragione sociale è sottometterli alla dura disciplina del neoliberismo e del rigore finanziario.Ai precari della pubblica amministrazione il governo Prodi porta in regalo la riduzione dei dipendenti pubblici, e della scuola in particolare. Dunque, non solo non vogliono riassorbire i precari attuali, ma si va verso un utilizzo maggiore di precari e di lavoratori esternalizzati per garantire i servizi, non più pubblici ma privati . Si tratta senza dubbio di un bel passo avanti nell’operazione di smantellamento del sistema pubblico e della garanzia di un lavoro stabile e equamente retribuito che sta tanto a cuore ai neoliberisti di ogni colore! A tutti i precari porta in regalo il cosiddetto “superamento” della Legge Biagi: ovvero un’operazione cosmetica, su cui, tra l’altro, il ministro Damiano se la sta prendendo particolarmente comoda, tanto per fare capire agli interessati che ci sono problemi molto più importanti da affrontare.Di fronte a questo governo il primo compito dei precari è mantenere la propria autonomia dalla politica parlamentare, mediatica, concertativa, come hanno saputo fare nei percorsi di lotta costruiti negli anni, a partire dalla MayDay. Occorre ripartire dai problemi concreti e vivi, organizzare e mobilitare i soggetti che ne sono portatori, creare delle piattaforme radicali e capaci di unire, portare all'attenzione di tutti la determinazione con cui queste piattaforme sono sostenute attraverso la lotta. Le richieste dei precari sono infatti molto semplici: lavoro stabile e reddito dignitoso. Non richiedono formule complicate o grande varietà d’ingegno, ma molta decisione e coerenza per portarle a compimento. Anche il tabù delle risorse pubbliche deve essere discusso perché una diversa struttura della spesa, un diverso modello di sviluppo sono possibili: il punto di partenza deve essere che il lavoro non può essere ridotto a merce. Occorre che tutte le organizzazioni e le realtà impegnate siano all'altezza di questo compito, senza più rinvii, indecisioni, ambiguità e dispute.Per dare subito seguito a quest’impegno il coordinamento fiorentino ha deciso, nell’assemblea di ieri (7/9/06):- di aderire allo sciopero e al corteo nazionali indetti il 6 ottobre dalla Cub-RdB per l’assunzione di tutti i precari della Pubblica Amministrazione, attraverso concorsi che tengano conto del servizio reso. Invitiamo perciò tutti i precari fiorentini a mobilitarsi da subito per questa data, in cui, per la prima volta, i precari della PA sono riconosciuti come lavoratori al pari degli altri, con il sacrosanto diritto di scioperare. Al tempo stesso, il coordinamento esprime il massimo delle riserve sulla mobilitazione proposta dal “Tavolo stop precarietà” per la fine di ottobre, a causa del ruolo preminente, al suo interno, di settori della maggioranza di governo e del sindacalismo confederale, fatto che non garantisce a quel percorso la necessaria chiarezza d’intenti rispetto a quello che resta per noi l’unico obiettivo: abolire la precarietà!- di promuovere per il 30 settembre e il 1 ottobre a Firenze, un Forum d'azione contro la precarietà, come momento di confronto fra realtà precarie, diverse per settori, territorio, genere e generazione, per discutere nel vivo di riforme del mercato del lavoro e del welfare e di come ottenerle. Invitiamo quindi tutti i precari e i gruppi dei precari autorganizzati, di tutti i settori, a prendere parte alle due giornate fiorentine , la prima incentrata sulla discussione delle proposte attuali, la seconda dedicata ad una Assemblea generale sulle prospettive di mobilitazione .BASTA CON GLI SPACCIATORI DI FALSE SPERANZE!! RIPRENDIAMO L'INIZIATIVA! UNIONE DEI PRECARI CONTRO LE POLITICHE DEL GOVERNO PRODI!! SCIOPERO DI TUTTI I PRECARI IL 6 OTTOBRE!!Firenze, 7 settembre 2006Firenzeprecaria(Coordinamento fiorentino precari)firenzeprecaria@inventati.org
12.9.06
4/11 Roma: manifestazione nazionale Stop Precarietà Ora
Il movimento torna in piazza: Stop Precarietà Ora, manifestazione il 4 novembreC’è un grande assente nel dibattito politico: il movimento, e in particolare il movimento dei lavoratori. Il governo che pone al centro dell’agenda la questione dei tagli e del risanamento, infatti, sembra aver dimenticato la grande “questione sociale” del precariato che pure aveva investito con forza la campagna elettorale. Il 4 novembre sarà l’attesa data del ritorno di quel movimento, a circa un’anno dalla grande manifestazione dei metalmeccanici per il rinnovo dei contratti. Lo ha comunicato ieri l’ufficio stampa di Stop Precarietà Ora, un vasto universo di sigle sindacali, di associazioni e partiti (Arci, Fiom, Prc, Cobas etc...) che lo scorso 8 luglio avevano dato vita alla partecipatissima assemblea del Teatro Brancaccio di Roma, con l’obiettivo di costruire una grande manifestazione nazionale. Con una piattaforma senza tentennamenti: abrograzione delle tre leggi simbolo della precarietà varate dal governo Berlusconi: la Bossi-Fini sui migranti, la Legge 30 sul lavoro, la legge Moratti sulla scuola. Una data non troppo vicina, che permetterà ai promotori di organizzare una partecipazione «che sia in grado di reggere il confronto coi grandi numeri delle manifestazioni contro il governo Berlusconi», come afferma il segretario confederale della Fiom Giorgio Cremaschi, tra i più attivi promotori dell’iniziativa. «La precarietà è il buco nero dell’agenda politica. Noi vogliamo ribaltare la discussione, oggi ferma alla proposte di rigore che sembrano provenire dagli anni ’80», continua il sindacalista. «Già l’8 luglio avevamo criticato duramente l’impostazione del Dpef. Se la Finanziaria continuerà a basarsi sui tagli allora la nostra manifestazione sarà rivolta direttamente contro quel provvedimento», aggiunge Cremaschi. «Il corteo sarà un punto d’arrivo una sintesi di tutte le inizitive di lotta di questo autunno», conclude il sindacalista, che annuncia anche la partecipazione della Rete 28 Aprile alla manifestazione nazionale dei call center prevista il 29 settembre.Intanto ieri un nutrito gruppo di lavoratori, dietro uno striscione con scritto «Lavoro, Salario, Diritti e Reddito per tutti», ha contestato a Pisa il ministro del lavoro Cesare Damiano impegnato nella festa dell’Unità in un dibattito insieme al segretario della Cgil Guglielmo Epifani. «Una protesta pacifica», afferma Federico Giusti dei Cobas pisani, «con la quale vogliamo chiede al ministro del Lavoro se il suo governo ha intenzione di procedere sulla strada dei tagli tracciata dalla Bce o vuole impegnarsi in scelte concrete per sconfiggere la precarietà, abrogando la legge 30». A Pisa, intorno ai combattivi sindacalisti dei Cobas, è nato il comitato locale Stop Precarietà, che ha in calendario numerose iniziative di lotta. La manifestazione del 4 novembre, dunque, diventerà il punto d’arrivo di un percorso che affronterà, dagli altri, il problema dei precari nella Pubblica Amministrazione, in particolare quelli della provincia di Pisa, «dove ci sono almeno 100 precari su un totale di 600 lavoratori».Sul tema del pubblico impiego- dove lavorano 350mila atipici, il 10% dell’intero segmento del mercato del lavoro- ieri è intervenuto anche il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais, che ha partecipato al forum su innovazione e sviluppo dal titolo “Mezzogiorno: futuro dell'Europa e del Mediterraneo”. «Abbiamo già avviato una discussione molto seria con il sindacato e ci prepariamo a realizzare un programma di eliminazione del precariato», ha annunciato il ministro. Nicolais ha inoltre confermato che è allo studio del ministero l' ipotesi di sviluppare forme di part-time per gli statali vicini alla pensione per consentirne una uscita morbida dal mondo del lavoro. Il ministro ha anche parlato dell’inserimento nella finanziaria di investimenti nella ricerca e per lo sviluppo del Mezzogiorno.Man. Bon.DA LIBERAZIONEdel 10/09/2006
Precariato: prospettive unitarie dei lavoratori dei call center amismp, 13/09/2006
I precari dei call center d'Italia, riuniti in assemblea nazionale, il 9 settembre provano a costruire un percorso unitario per far fronte alle drammatiche condizioni della flessibilità del lavoro. Il caso Atesia in primo piano dopo i risultati dell' ispettorato dell'ufficio provinciale del lavoro: da precari a subordinati?

(ultimo comunicato precari atesia)
Finalmente dopo un anno di lotte autorganizzate, Atesia è apparsa sulla stampa, nella sua vera veste di "fabbrica di precarietà". Finalmente grazie alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici autorganizzati di Atesia, emerge l’abuso di illegalità perpetuato per anni alla periferia della "città eterna". Tanto per far luce sull’intera "vicenda", che ha colpito nel cuore la questione "precarietà", oggi si è tenuta una conferenza stampa davanti ad Atesia i cui sono stati chiariti (e speriamo una volta per tutte) i seguenti punti:
L’ispezione all’ufficio provinciale del lavoro è stata richiesta dalle lavoratrici e dai lavoratori del Collettivo Precari Atesia dopo l’illegittimo licenziamento di quattro di loro, colpiti solo perché hanno osato contestare gli accordi precedentemente firmati tra azienda e sindacati confederali che per l’ennesima volta imponevano contratti precari.
Durante tutte le mobilitazioni (scioperi pressoché totali, manifestazioni cittadine, sit in, incontri con le istituzioni ecc. ecc.) i sindacati confederali, Cgil compresa, hanno violentemente ostacolato le nostre iniziative definendoci addirittura dei violenti-pazzi solo perché chiedevamo un contratto a tempo indeterminato. Non è affatto vero che la Cgil si sia spesa a nostro favore, anzi, la firma dell’ultimo accordo dell’aprile 2005 che stabilizza la precarietà, dimostra proprio il contrario.
Ma soprattutto riteniamo di fondamentale importanza l’esito dell’ispezione che chiarisce che TUTTO IL LAVORO SVOLTO AD ATESIA E’ DI NATURA SUBORDINATA. Un’ispezione che ha fotografato la drammatica realtà della nostra di lavoro. Non solo, un ispezione che ha CHIARITO UNA VOLTA PER TUTTE CHE FUORI LEGGE E’ TRIPI (che ha lucrato sulla nostra pelle e sulle casse dell’INPS) E NON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI CHE RIVENDICANO I LORO SACROSANTI DIRITTI.
( interviste di Monica P.)
lavoratori precari del Comune di Torino
by Riccardo Borzillo Tuesday, Sep. 12, 2006 at 3:39 PM
mail: riccardobor@hotmail.it
Precariato all'interno dell'Amministrazione Pubblica - lettera aperta spedita al governo dai lavoratori
Siamo un gruppo di 30 lavoratori della Cooperative ARETHUSA, ARKE’, BIBLIOIDEA, COPAT vincitori delle gare d’appalto 132/2000 e 133/2000, appalti che avevano come requisito l’impiego di almeno il 40% di ex Lavoratori Socialmente Utili. Molti di noi sono quindi ex LSU che hanno partecipato a progetti formativi indetti dal Comune di Torino e finanziati dalla Regione Piemonte nel 1999, mentre altri hanno aderito alla chiamata pubblica nel 1996 con successiva proroga per fornire servizi di Utilità Collettiva; tutti questi progetti erano finalizzati per una stabilizzazione lavorativa. Alcuni lavoratori che, per effetto delle disposizioni del Ministero del Lavoro, sono risultati esclusi dall’applicazione dell’art.12, si sono rivolti al Tribunale di Torino, Sezione Lavoro, per ottenere i benefici connessi con il regime transitorio: in data 20 marzo 2001 è stata emessa la sentenza che obbliga la Città di Torino di procedere all’inserimento dei ricorrenti tra gli L.S.U cui si applica il regime transitorio (all’art.12 del D.Lgs. 468/97). Nel novembre del 2001 alcuni di noi hanno ricevuto una comunicazione dall’Assessore al Lavoro, nella quale si prospettava “una concreta possibilità di lavoro” presso i Musei Civici della Città di Torino. Questa opportunità lavorativa è stata il frutto di una convenzione firmata dai Sindacati Confederali, il cui contenuto è trattato negli Appalti Concorso 132 - 133/2000 per il “Potenziamento delle attività didattiche, divulgative, di inventariazione e catalogazione presso i Musei Civici della Città di Torino” e “Servizi di sorveglianza e manutenzione presso i Musei della Città” per il periodo 1/1/2000-31/10/2003, rinnovabile per ulteriori due anni. Tra il 4 e il 14 aprile del 2002 è iniziato il nostro servizio presso la GAM, Palazzo Madama, Borgo Medioevale (successivamente Fondazione Torino Musei) Museo del Risorgimento e Direzione Musei, tramite le gare d’appalto sopraindicate vinte dai consorzi di cooperative ARETHUSA, ARKE’, COPAT - appalto 132/2000- e 133/2000 da BIBLIOIDEA. A fine marzo 2005 la nascente Fondazione Torino Musei decide di stabilizzare parte del personale che operava presso le sue sedi ad eccezione di 4 persone (tutte ex LSU), di cui una attualmente in maternità, trasferite presso gli Uffici della Direzione Musei. Quest’appalto, attraverso la determina dirigenziale N° 95 del 21/03/2005, è stato rinnovato per sei mesi (sino a settembre del 2005), poiché “le disponibilità di bilancio non consentono di provvedere al rinnovo per l’intero periodo previsto di due anni”. Siamo in gran parte lavoratori “LSU a regime transitorio” da circa nove anni impiegati in vari Settori del Comune di Torino, e dal 2002 impiegati presso la Direzione Musei, amministrativamente dipendenti dalle cooperative ARETHUSA, ARKE’, BIBLIOIDEA, COPAT. Ad oggi, dopo l’ennesima proroga di sei mesi di contratto, (fino a dicembre 2006) siamo spaventati e sfiduciati, anche dal lato strettamente operativo perché ci troviamo a dipendere contrattualmente dalle cooperative e funzionalmente ad essere sottoposti alle direttive dell’Ente, facendo si che venga meno la possibilità di discernere al vincolo di fedeltà (vedi Codice deontologico del dipendente comunale) mettendoci in una condizione di ulteriore disagio per mancanza di riferimenti chiari; a questo si aggiunge l’incertezza di mese in mese, della prosecuzione del lavoro venendo a sapere, magari a posteriori, che l'incarico alle ditte è stato rinnovato solo per il mese successivo. Sosteniamo tale situazione da oltre 5 anni presso al Pubblica Amministrazione del Comune di Torino e, nonostante la nostra faticosa e paziente disponibilità a mediare politicamente e sindacalmente, ci ritroviamo a dover fare i conti con una prospettiva lavorativa sempre più incerta e dequalificante. In data 24 marzo 2006 abbiamo richiesto un incontro con l’Assessore alle Politiche del Lavoro della Città di Torino in presenza delle rappresentanze sindacali Cigl, Cisl, Uil e Csa. Nonostante l’approvazione della mozione (num. mecc. 2005 12191/002), avente per oggetto “Stabilizzazione dei lavoratori ex LSU in possesso del requisito di transitorietà (art.12) all’interno della Fondazione Torino Musei”, promossa dai gruppi consiliari di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani e discussa in data 20 febbraio 2006, presso il Consiglio Comunale della Città di Torino, le prospettive lavorative che l’Assessore ci ha prospettato sono di un altro appalto di durata quinquennale, con applicazione del CCNL Multiservizi. Nonostante l’esperienza lavorativa pluriennale nel settore, con relativo e conseguente consolidamento di un livello di professionalità tale da risultare utile alla stessa Amministrazione, purtroppo riscontriamo ancora uno scarso riconoscimento (professionale e contrattuale, retributivo e normativo) sia dalle rispettive ditte e/o cooperative appaltatrici e dalla stessa Amministrazione Comunale. Vogliamo segnalare anche che le mansioni da noi svolte rientrano nel mansionario di un dipendente comunale. Considerato che il percorso fino ad oggi seguito ha fatto sì che i lavoratori identificassero la propria attività non come un trascorso di provvisorietà, ma come una carriera lavorativa consolidata e che l’impegno speso in questi anni, dovuto alle forti motivazioni dei lavoratori per la propria attività, ha impedito agli stessi di impegnarsi nella ricerca di un’esperienza professionale alternativa, non ci riteniamo soddisfatti e chiediamo un impegno preciso e concordato della Città di Torino per la risoluzione del rapporto lavorativo con le diverse cooperative e una successiva, reale, stabilizzazione all’interno dell’organico comunale anche alla luce del fatto che le cooperative attualmente titolari dei contratti di appalto non offrono un futuro occupazionale stabile e prospettive di una carriera lavorativa dignitosa, ma mostrano un atteggiamento di sostanziale sfruttamento e disinteresse verso i propri dipendenti, potendo garantire solo un futuro di precarietà. Siamo a conoscenza che per la Città di Torino il costo di ognuno di noi è di 2.760 euro (Iva compresa) e che noi percepiamo uno stipendio che si aggira intorno alle 750/900 euro mensili, per 35 ore settimanali. Per la pubblica amministrazione le 35 ore settimanali corrispondono ad un full time, diversamente per un privato questo è equiparato ad un part-time; alcuni di noi non hanno la mutua retribuita e purtroppo si verificano spesso ritardi nei versamenti degli stipendi (addirittura di 3/4 mesi). Si evince che questo sistema non fa che ledere economicamente sia la Città di Torino, sia il lavoratore di cooperativa e che l’assunzione in organico comunale gioverebbe anche economicamente all’Amministrazione. Invitiamo le rappresentanze politiche e sindacali a prendere seriamente in considerazione questo problema, attraverso la costituzione di un tavolo negoziale che promuova concretamente e realmente la stabilità lavorativa di tutti noi. Torino 12/09/2006
lavoratori precari del Comune di Torino
by Riccardo Borzillo Tuesday, Sep. 12, 2006 at 3:39 PM
mail: riccardobor@hotmail.it
Precariato all'interno dell'Amministrazione Pubblica - lettera aperta spedita al governo dai lavoratori
Siamo un gruppo di 30 lavoratori della Cooperative ARETHUSA, ARKE’, BIBLIOIDEA, COPAT vincitori delle gare d’appalto 132/2000 e 133/2000, appalti che avevano come requisito l’impiego di almeno il 40% di ex Lavoratori Socialmente Utili. Molti di noi sono quindi ex LSU che hanno partecipato a progetti formativi indetti dal Comune di Torino e finanziati dalla Regione Piemonte nel 1999, mentre altri hanno aderito alla chiamata pubblica nel 1996 con successiva proroga per fornire servizi di Utilità Collettiva; tutti questi progetti erano finalizzati per una stabilizzazione lavorativa. Alcuni lavoratori che, per effetto delle disposizioni del Ministero del Lavoro, sono risultati esclusi dall’applicazione dell’art.12, si sono rivolti al Tribunale di Torino, Sezione Lavoro, per ottenere i benefici connessi con il regime transitorio: in data 20 marzo 2001 è stata emessa la sentenza che obbliga la Città di Torino di procedere all’inserimento dei ricorrenti tra gli L.S.U cui si applica il regime transitorio (all’art.12 del D.Lgs. 468/97). Nel novembre del 2001 alcuni di noi hanno ricevuto una comunicazione dall’Assessore al Lavoro, nella quale si prospettava “una concreta possibilità di lavoro” presso i Musei Civici della Città di Torino. Questa opportunità lavorativa è stata il frutto di una convenzione firmata dai Sindacati Confederali, il cui contenuto è trattato negli Appalti Concorso 132 - 133/2000 per il “Potenziamento delle attività didattiche, divulgative, di inventariazione e catalogazione presso i Musei Civici della Città di Torino” e “Servizi di sorveglianza e manutenzione presso i Musei della Città” per il periodo 1/1/2000-31/10/2003, rinnovabile per ulteriori due anni. Tra il 4 e il 14 aprile del 2002 è iniziato il nostro servizio presso la GAM, Palazzo Madama, Borgo Medioevale (successivamente Fondazione Torino Musei) Museo del Risorgimento e Direzione Musei, tramite le gare d’appalto sopraindicate vinte dai consorzi di cooperative ARETHUSA, ARKE’, COPAT - appalto 132/2000- e 133/2000 da BIBLIOIDEA. A fine marzo 2005 la nascente Fondazione Torino Musei decide di stabilizzare parte del personale che operava presso le sue sedi ad eccezione di 4 persone (tutte ex LSU), di cui una attualmente in maternità, trasferite presso gli Uffici della Direzione Musei. Quest’appalto, attraverso la determina dirigenziale N° 95 del 21/03/2005, è stato rinnovato per sei mesi (sino a settembre del 2005), poiché “le disponibilità di bilancio non consentono di provvedere al rinnovo per l’intero periodo previsto di due anni”. Siamo in gran parte lavoratori “LSU a regime transitorio” da circa nove anni impiegati in vari Settori del Comune di Torino, e dal 2002 impiegati presso la Direzione Musei, amministrativamente dipendenti dalle cooperative ARETHUSA, ARKE’, BIBLIOIDEA, COPAT. Ad oggi, dopo l’ennesima proroga di sei mesi di contratto, (fino a dicembre 2006) siamo spaventati e sfiduciati, anche dal lato strettamente operativo perché ci troviamo a dipendere contrattualmente dalle cooperative e funzionalmente ad essere sottoposti alle direttive dell’Ente, facendo si che venga meno la possibilità di discernere al vincolo di fedeltà (vedi Codice deontologico del dipendente comunale) mettendoci in una condizione di ulteriore disagio per mancanza di riferimenti chiari; a questo si aggiunge l’incertezza di mese in mese, della prosecuzione del lavoro venendo a sapere, magari a posteriori, che l'incarico alle ditte è stato rinnovato solo per il mese successivo. Sosteniamo tale situazione da oltre 5 anni presso al Pubblica Amministrazione del Comune di Torino e, nonostante la nostra faticosa e paziente disponibilità a mediare politicamente e sindacalmente, ci ritroviamo a dover fare i conti con una prospettiva lavorativa sempre più incerta e dequalificante. In data 24 marzo 2006 abbiamo richiesto un incontro con l’Assessore alle Politiche del Lavoro della Città di Torino in presenza delle rappresentanze sindacali Cigl, Cisl, Uil e Csa. Nonostante l’approvazione della mozione (num. mecc. 2005 12191/002), avente per oggetto “Stabilizzazione dei lavoratori ex LSU in possesso del requisito di transitorietà (art.12) all’interno della Fondazione Torino Musei”, promossa dai gruppi consiliari di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani e discussa in data 20 febbraio 2006, presso il Consiglio Comunale della Città di Torino, le prospettive lavorative che l’Assessore ci ha prospettato sono di un altro appalto di durata quinquennale, con applicazione del CCNL Multiservizi. Nonostante l’esperienza lavorativa pluriennale nel settore, con relativo e conseguente consolidamento di un livello di professionalità tale da risultare utile alla stessa Amministrazione, purtroppo riscontriamo ancora uno scarso riconoscimento (professionale e contrattuale, retributivo e normativo) sia dalle rispettive ditte e/o cooperative appaltatrici e dalla stessa Amministrazione Comunale. Vogliamo segnalare anche che le mansioni da noi svolte rientrano nel mansionario di un dipendente comunale. Considerato che il percorso fino ad oggi seguito ha fatto sì che i lavoratori identificassero la propria attività non come un trascorso di provvisorietà, ma come una carriera lavorativa consolidata e che l’impegno speso in questi anni, dovuto alle forti motivazioni dei lavoratori per la propria attività, ha impedito agli stessi di impegnarsi nella ricerca di un’esperienza professionale alternativa, non ci riteniamo soddisfatti e chiediamo un impegno preciso e concordato della Città di Torino per la risoluzione del rapporto lavorativo con le diverse cooperative e una successiva, reale, stabilizzazione all’interno dell’organico comunale anche alla luce del fatto che le cooperative attualmente titolari dei contratti di appalto non offrono un futuro occupazionale stabile e prospettive di una carriera lavorativa dignitosa, ma mostrano un atteggiamento di sostanziale sfruttamento e disinteresse verso i propri dipendenti, potendo garantire solo un futuro di precarietà. Siamo a conoscenza che per la Città di Torino il costo di ognuno di noi è di 2.760 euro (Iva compresa) e che noi percepiamo uno stipendio che si aggira intorno alle 750/900 euro mensili, per 35 ore settimanali. Per la pubblica amministrazione le 35 ore settimanali corrispondono ad un full time, diversamente per un privato questo è equiparato ad un part-time; alcuni di noi non hanno la mutua retribuita e purtroppo si verificano spesso ritardi nei versamenti degli stipendi (addirittura di 3/4 mesi). Si evince che questo sistema non fa che ledere economicamente sia la Città di Torino, sia il lavoratore di cooperativa e che l’assunzione in organico comunale gioverebbe anche economicamente all’Amministrazione. Invitiamo le rappresentanze politiche e sindacali a prendere seriamente in considerazione questo problema, attraverso la costituzione di un tavolo negoziale che promuova concretamente e realmente la stabilità lavorativa di tutti noi. Torino 12/09/2006