venerdì, ottobre 27, 2006

Lavoratori precari con poche prospettive di carriera. Indagine Ires-Cgil
26/10/2006 - 16:57Due collaboratori su tre lavorano nella stessa azienda da oltre due anni, hanno orari settimanali «lunghi» ma sono scoraggiati sulla possibilità di fare carriera restando nella stessa impresa: in una ricerca sul lavoro parasubordinato in Italia commissionata dal Nidil-Cgil e realizzata dall'Ires emerge un quadro di precarietà e scarse prospettive.Dalle 560 interviste ai lavoratori cosiddetti atipici emerge una situazione prevalente di dipendenza, almeno economica, dal proprio committente visto che le persone che lavorano per una sola azienda sono l'80% del campione. La maggior parte lavora all'interno dell'impresa, per lo più con una presenza quotidiana, con un orario di lavoro fisso e con margini di autonomia decisionale scarsi (solo il 26,3% del campione dichiara di averne mentre il 40,3% ha margini di scelta solo operativi, il 18,4% lavora in completa autonomia e il 15,1% dichiara di non avere nessuna autonomia).Il 50% del campione lavora più di 38 ore a settimana. Il 31% del totale prende meno di 800 euro al mese e se si aggiungono a questi il 26% che guadagna tra 800 e 1.000 euro si vede che oltre la metà dei collaboratori sta stabilmente sotto i 1.000 euro al mese. Tra i lavoratori part time, spiega la ricerca, spesso ci sono i lavoratori come quelli delle pulizie, del commercio e dei call center dove l'orario ridotto più che scelto è imposto dal mercato. L'indagine dell'Ires sottolinea come i collaboratori intervistati siano per lo più trentenni che svolgono da tempo la loro professione. Solo il 34,6% del campione lavora nella stessa azienda da meno di un anno mentre il 65,4% lavora nello stesso posto da più di due anni (il 31,9% da più di quattro).Spesso questi lavoratori hanno a che fare con più rinnovi contrattuali e circa la metà degli intervistati ha dichiarato di essere alla ricerca di un nuovo lavoro mentre solo una piccola parte è convinta di avere prospettive di carriera nell'azienda attuale. Solo il 17% del campione pensa di avere buone prospettive nell'attuale luogo di lavoro mentre il 44,3% ritiene di avere buone prospettive ma solo cambiando azienda. Il 38,7% è totalmente scoraggiato e non pensa di avere nessuna possibilità di carriera. Questa sfiducia è abbastanza indipendente dal livello di istruzione: il 39% degli intervistati con la laurea ha dichiarato di pensare di non avere alcuna prospettiva di carriera. La percentuale scende al 27,6% solo con la specializzazione post laurea. Solo il 15% del campione si considera un libero professionista vero e proprio, mentre il resto degli intervistati pensa che il proprio lavoro sia da considerare a tutti gli effetti lavoro dipendente. L'atteggiamento prevalente è quello di chi vorrebbe prima di ogni altra cosa essere assunto anche a costo di rinunciare a ogni aspetto della condizione attuale (37%). Dall'altra parte c'è il 28% degli intervistati che non cambierebbe professione pur di essere assunto. Infine la maggioranza dei collaboratori non scambierebbe la temporaneità del rapporto di lavoro con salari più alti: il 66% infatti dichiara di aspirare prima di tutto a una maggiore sicurezza per il futuro (il 70% tra le donne, il 76% tra chi ha più di 35 anni).
Napolitano incontra gli studenti "Il Parlamento si occupi dei precari"
Dal Politecnico di Torino il capo dello Stato richiama l'attenzionesul disagio degli atenei dopo i tagli previsti dalla FinanziariaTORINO - Il capo dello Stato richiama l'attenzione del Parlamento sul problema del precariato tra i giovani. L'intervento del presidente della Repubblica arriva nel momento in cui dal mondo della scuola si leva un coro di proteste per i tagli inseriti nella Finanziaria. Giorgio Napolitano è intervenuto questa mattina all'inaugurazione dell'anno accademico al Politecnico di Torino e quando è uscito ha trovato ad attenderlo un gruppo di precari che protestava per i tagli delle spese.Il capo dello Stato ha ricevuto un rappresentante dei manifestanti e poi ha detto: "E' un problema molto serio. Mi auguro possa essere affrontato nella sede giusta, cioè in Parlamento".Poco prima era stato il rettore di Torino, nel discorso inaugurale, a chiedere al capo dello Stato di farsi portavoce del disagio nelle università e "contribuire a rappresentare la gravità di una crisi che minaccia i pilastri su cui si fonda il progetto di rilancio del nostro paese: il sistema formativo ed il sistema della ricerca".Nei giorni scorsi sono state inviate al presidente del Consiglio, Romano Prodi e al ministro dell'Università e della Ricerca, Fabio Mussi, due petizioni firmate da oltre 4mila docenti che chiedono al governo di modificare quegli articoli della Finanziaria che prevedono un taglio alle risorse per la ricerca e l'università e che decurtano gli stipendi di ricercatori, associati e ordinari, rimandando a un secondo tempo i provvedimenti di riforma del settore. Restano confermati inoltre per il 17 novembre lo sciopero del personale dell'università e il 20 novembre del comparto della ricerca, con due manifestazioni davanti a Parlamento e Palazzo Chigi.Un altro fronte aperto è quello della minaccia di dimissioni del ministro Mussi, che ha manifestanto l'intenzione di dimettersi se il governo non rivedrà il programma di tagli.[...](26 ottobre 2006)
Napolitano incontra gli studenti "Il Parlamento si occupi dei precari"
Dal Politecnico di Torino il capo dello Stato richiama l'attenzionesul disagio degli atenei dopo i tagli previsti dalla FinanziariaTORINO - Il capo dello Stato richiama l'attenzione del Parlamento sul problema del precariato tra i giovani. L'intervento del presidente della Repubblica arriva nel momento in cui dal mondo della scuola si leva un coro di proteste per i tagli inseriti nella Finanziaria. Giorgio Napolitano è intervenuto questa mattina all'inaugurazione dell'anno accademico al Politecnico di Torino e quando è uscito ha trovato ad attenderlo un gruppo di precari che protestava per i tagli delle spese.Il capo dello Stato ha ricevuto un rappresentante dei manifestanti e poi ha detto: "E' un problema molto serio. Mi auguro possa essere affrontato nella sede giusta, cioè in Parlamento".Poco prima era stato il rettore di Torino, nel discorso inaugurale, a chiedere al capo dello Stato di farsi portavoce del disagio nelle università e "contribuire a rappresentare la gravità di una crisi che minaccia i pilastri su cui si fonda il progetto di rilancio del nostro paese: il sistema formativo ed il sistema della ricerca".Nei giorni scorsi sono state inviate al presidente del Consiglio, Romano Prodi e al ministro dell'Università e della Ricerca, Fabio Mussi, due petizioni firmate da oltre 4mila docenti che chiedono al governo di modificare quegli articoli della Finanziaria che prevedono un taglio alle risorse per la ricerca e l'università e che decurtano gli stipendi di ricercatori, associati e ordinari, rimandando a un secondo tempo i provvedimenti di riforma del settore. Restano confermati inoltre per il 17 novembre lo sciopero del personale dell'università e il 20 novembre del comparto della ricerca, con due manifestazioni davanti a Parlamento e Palazzo Chigi.Un altro fronte aperto è quello della minaccia di dimissioni del ministro Mussi, che ha manifestanto l'intenzione di dimettersi se il governo non rivedrà il programma di tagli.[...](26 ottobre 2006)

giovedì, ottobre 05, 2006

5/10 Mestre: Comitato provinciale stop precarietà ora
ASSEMBLEA COMITATO PROVINCIALESTOP PRECARIETA' ORA!GIOVEDI' 5 OTTOBRE 2006 ore 18:00presso il Centro Civico di Via Sernaglia (vicino a Via Capuccina), MestreSTOP PRECARIETÀ ORAL'assemblea promossa dalla campagna Stop precarietà ora! svoltasi l’8 luglio a Roma ha dato l'avvio a un percorso di confronto e mobilitazione in tutto il territorio nazionale.L’8 settembre è stato costituito il Comitato Regionale Stop Precarietà con l’obiettivo di dare il via ad una serie di iniziative nei territori in preparazione della manifestazione nazionale prevista per il 4 novembre a Roma
E’ scritto in Finanziaria: Promuovete gli asini!
E’ scritto in Finanziaria: Promuovete gli asini!05 ottobre 2006Programmata una riduzione dei ripetenti per tagliare 644 classi e 1455 docentiDoccia fredda per 150.000 precari: “Vi assumeremo solo se ci saranno soldi”Cari professori, da quest'anno dovrete bocciare meno alunni. Quanti? Il dieci per cento in meno. E perché? Per ridurre la spesa pubblica. Per capire come si può ottenere il risultato è sufficiente leggersi la relazione tecnica di accompagnamento alla legge finanziaria. Lo strampalato modo di procedere dei funzionari assoldati dai ministri Padoa Schioppa e Fioroni è consacrato, nero su bianco, nelle pagine 139 e seguenti dell'importante documento, appena depositato in Parlamento. E non è l'unico: basti pensare che la promozione degli asini a fini di bilancio è accompagnata dalla riconversione degli insegnanti in esubero in insegnanti che insegnano materie che non conoscono. Ma andiamo con ordine.La paventata riduzione delle classi con conseguente riduzione di spesa è quasi legge. Per raggiungere l'obiettivo si può agire su vari fronti: aumento di alunni in ogni classe. Vi si legge che “i nuovi parametri e i criteri per la formazione delle classi dovranno determinare per la scuola materna un incremento medio di 0,1 del rapporto alunni/classi, per la primaria di 0,4, per la secondaria di primo grado di 0,4 e per la secondaria di secondo grado di 0,6”. Ma la chicca è contenuta a pag. 141, laddove con molta diplomazia si scrive che “all'interno delle prospettate iniziative volte all'incremento dell'efficienza del sistema scolastico, in previsione dell'innalzamento dell'obbligo di istruzione per almeno dieci anni, saranno attivati idonei interventi finalizzati al contrasto degli insuccessi scolastici.Detti interventi dovranno prevedere, in particolare, attività d'accoglienza, rimotivazione e riorientamento, nonché l'individualizzazione della didattica in modo da tener conto delle diverse forme di intelligenza e dei diversi stili d'apprendimento, allo scopo utilizzando parte delle risorse destinate alle aree a rischio e parte di quelle relative ai progetti contro la dispersione finanziati anche con risorse del Fondo Sociale Europeo”. Tradotto vuol dire: si bocci di meno per carità di bilancio. E se uno studente frequenta 5 anni invece che 6 o 7 richiederà meno classi. Si legge subito dopo infatti che “la conseguente riduzione della permanenza media degli alunni all'interno del sistema determinerà una riduzione della spesa per oneri di personale”. I tecnici di Palazzo Chigi hanno già programmato il numero di asini da promuovere. “Al fine della stima del risparmio – si legge nella scheda tecnica – è stata considerata una riduzione del 10% del numero di ripetenti dei primi due anni di corso della scuola secondaria di secondo grado, ammontanti oggi complessivamente a 185.002 studenti.Si ricava così una diminuzione di 18.500 unità per la popolazione studentesca che, considerando l'attuale rapporto alunni/classi, corrisponde a 805 classi; supponendo quindi di poter diminuire il numero complessivo di classi in ragione dell'80% del possibile risparmio, si stimano 644 classi in meno, corrispondenti a 1.455 docenti e 425 Ata, per una minore spesa di euro 56 milioni a decorrere dall'anno 2008, ed euro 18,6 milioni per l'anno 2007”.Quanto agli insegnanti in esubero, il comma 5 dell'art. 66 della Finanziaria prevede la predisposizione dell'ennesimo piano di riconversione professionale del personale docente in soprannumero sull'organico provinciale, finalizzato all'assorbimento del medesimo personale”, che dovrà trovare “completa attuazione entro l'anno scolastico 2007/2008”. Non è la prima volta che insegnanti di ruolo in una materia vengono riconvertiti in una materia che non conoscono con veloci corsi.Alle vecchie pressioni sindacali si aggiungono stavolta esigenze di bilancio che prevarranno sulla qualità della scuola. Infine, la relazione tecnica si rivela quale autentica doccia fredda per i docenti precari ai quali è stato raccontato in questi giorni che ci saranno 150.000 immissioni in ruolo nei prossimi tre anni. “Il proposto piano pluriennale”, si legge nella scheda tecnica, ha “comunque carattere programmatico”, e dovrà tener “conto in ogni caso, della puntuale verifica annuale, al cui esito positivo è subordinato l'iter delle iniziative, da effettuarsi d'intesa con il Ministero dell'Economia e delle Finanze circa la sua concreta fattibilità”. Come dire: solo se ci saranno soldi. Lo aveva già scritto Berlusconi.http://www.vincenzobrancatisan