venerdì, novembre 24, 2006

(061115) NO ALLA PRECARIETA': MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 24 NOVEMBRE
Pubblichiamo il testo del Comunicato stampa unitario
COMUNICATO STAMPA
Alla presenza di almeno 15.000 lavoratrici e lavoratori, stabili e precari, provenienti da tutto il Paese, si svolgerà domani 24 novembre, alle ore 14.30 in Piazza Farnese a Roma, la manifestazione nazionale indetta da FP CGIL, FPS CISL e UIL FPL
“ Un patto per il lavoro pubblico:qualità dei servizi, stabilità del lavoro No alla Precarietà”
Interverranno alla manifestazione i Segretari Confederali Nazionali Nerozzi, Baratta e Pirani, e i Segretari Generali delle categorie pubbliche Podda, Tarelli e Fiordaliso.Il pomeriggio si articolerà in testimonianze di lavoratrici e lavoratori precari, che saranno presentati da Andrea Rivera, e saranno intervallati dalle canzoni di Enrico Capuano e dai monologhi di Rosalia Porcaro.
Roma, 23 novembre 2006
Interrogazione sulle servitù militari in Sardegna
(3-00014) (13 giugno 2006)
MARTONE. – Ai Ministri della difesa, dell’economia e delle finanze e degli affari esteri. – Premesso che:
due aerei caccia monoposto F16 dell’Aeronautica militare italiana si sono scontrati in volo la notte tra il 22 ed il 23 maggio, e sono precipitati. È accaduto durante una missione di addestramento nell’ambito dell’esercitazione multinazionale "Spring flag 2006" in corso in Sardegna;
dall’8 al 24 maggio si sono svolte in Sardegna due operazioni congiunte: la "Spring Flag 2006", cui hanno partecipato anche l’Esercito italiano, la Marina militare, nonché forze Nato, francesi, inglesi, olandesi, belga e israeliane, e l’operazione "Volcanex 06" con la E.A.G (European Air Group, composto da Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Germania, Italia e Spagna);
il teatro delle operazioni investe un po’ tutta la Sardegna: dagli aeroporti di Alghero e Decimomannu, fino ai poligoni di Teulada, Perdasdefogu, Capo San Lorenzo, Salto di Quirra e Capo Frasca;
le esercitazioni prevedono: sganciamento di bombe d’aereo, tiri da elicottero, plotone carri a fuoco, scuola di tiro artiglieria, scuola di tiro mortai, tiri con le armi portatili, esercitazione di gruppo tattico a fuoco, scuola di tiro missili Tow, Milan e Panzerfaust. Tale attività è in programma anche per il secondo semestre del 2006, come risulta dal calendario delle esercitazioni in Sardegna, consegnato dallo Stato maggiore della Difesa al Comitato paritetico (Stato e Regione) per le servitù militari;
la collisione in volo tra i due caccia F16 durante l’attività addestrativa pone di nuovo il problema dell’occupazione militare di cielo, di terra e di mare della Sardegna e la compatibilità delle esercitazioni con la sicurezza assoluta dei cittadini sardi, lo sviluppo economico e civile dei territori e la loro salvaguardia ambientale;
sono oltre 35.000 gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare. In occasione delle esercitazioni viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta uno specchio di mare di oltre 20.000 chilometri quadrati, una superficie quasi pari all’estensione dell’intera Sardegna. La vastità degli spazi aerei e marittimi militarmente asserviti non ha termini di paragone con nessun’altra regione italiana;
la Sardegna paga un tributo molto alto alle servitù militari. L’esproprio delle risorse naturali e il conseguente strangolamento della fragile economia provocato dalla presenza militare suscita ondate ricorrenti di opposizione popolare: pastori e pescatori di volta in volta si mobilitano in difesa del poco lavoro che è stato loro concesso di svolgere, dei pochi pascoli devastati dalle esercitazioni di guerra, delle ristrette zone di un mare saturo di ordigni bellici esplosi ed inesplosi, che strappano le reti facendo perdere il pescato e danneggiano l’ecosistema e la biodiversità marina;
la situazione di pericolosità per i lavoratori del mare oltretutto è dimostrata da una ordinanza del 2005 della Capitaneria di porto di Oristano che invita gli utenti del mare che si trovino a transitare, ancorare e pescare nella zona di mare delimitata, a prestare la massima attenzione in quanto è tuttora accertata o probabile la presenza sul fondo di mine magnetiche, siluri, proiettili od altri ordigni esplosivi, pericolosi per la navigazione;
da molti anni la popolazione sarda e la stessa Giunta regionale manifestano l’autodeterminazione nell’utilizzo e nella salvaguardia del proprio territorio e delle sue risorse;
secondo i dati forniti nel 2003 dal comando del PISQ (Poligono interforze Salto di Quirra) il costo di "un’ora" di affitto del poligono ammonterebbe a 50.000 euro,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga opportuno in relazione all’incidente occorso tra i due F16, valutare con urgenza, assumendo tempestivamente i necessari provvedimenti conseguenti, iniziative indirizzate alla totale salvaguardia della popolazione sarda e del proprio territorio, arrivando se necessario alla sospensione immediata delle esercitazioni in programma;
se il Governo non ritenga opportuno rivedere la situazione dei poligoni e delle servitù militari presenti nell’isola, convocando la seconda Conferenza sulle servitù militari nel paese;
se l’impegno tra i mezzi utilizzati durante le esercitazioni, di aerei ed elicotteri da guerra, contraeree, supporti per la guerra elettronica nonché l’uso di sistemi d’arma sofisticati e l’impegno delle forze aeree di paesi non appartenenti alla NATO come ad esempio Israele, comporti scelte che si collocano al di fuori degli schemi tradizionali dell’ambito NATO ed al di fuori di un contesto di peace keeping;
se non si ritenga opportuno avviare una rimodulazione dello strumento militare, non solo in termini di forze ed organizzazione, ma anche di compiti in chiave internazionale;
se non si ritenga necessario assicurare, oltre ai dovuti indennizzi, la bonifica delle acque e la pulitura dei fondali dalle tonnellate di bombe, esplose e inesplose, che strappano le reti facendo perdere il pescato ai lavoratori del mare e danneggiano l’ecosistema e la biodiversità marina;
inoltre, se risulti vero che:
come affermato, in un suo studio del 2005, dall’organizzazione americana Natural resource defense Council intitolato "US Nuclear Weapons in Europe", nel poligono di Capo Frasca l’Aeronautica militare italiana verrebbe addestrata ad attacchi con eventuali bombe nucleari, presenti in Italia secondo l’accordo di condivisione nucleare Stone Ax;
il costo per l’affitto di un poligono militare ammonterebbe a 50.000 euro all’ora per le sperimentazioni di aziende armiere, come la Fiat, l’Alenia, la Contraves, l’Aerospaziale, l’Eurosam, l’Iveco e la Vitrociset; le stesse sono tenute a specificare il tipo di sperimentazione di sistemi d’arma, comunicando conseguentemente al Co.Mi.Pa. (Comitato Misto Paritetico) la destinazione dello smaltimento dei residui bellici;
infine, se gli Stati stranieri che eseguono esercitazioni militari nelle aree dei poligoni siano soggetti al pagamento di una quota di affitto;
in caso affermativo, se tale quota sia pagata in base al tipo di esercitazione e chi ne usufruisca.

Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 082 del 23/11/2006
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00014 sulle servitù militari in Sardegna.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
CASULA, sottosegretario di Stato per la difesa. L'atto oggi in discussione prende spunto dall'incidente che il 22 maggio scorso ha visto coinvolti due F16 dell'Aeronautica militare italiana, per affrontare, in generale, il tema della presenza militare in Sardegna e dei vincoli territoriali derivanti dai poligoni militari e dalle aree utilizzate per le esercitazioni militari e, nel contempo, ipotizzare disagi di ordine economico, industriale e turistico per le comunità locali più direttamente coinvolte dalle attività addestrative delle Forze armate.
In primo luogo, sull'incidente il Governo ha già chiarito in Parlamento, nella seduta della Camera dei deputati del 23 maggio scorso, che i due velivoli da caccia monoposto F16 sono precipitati a causa di una collisione in volo a Largo di Capo Carbonara, durante una missione di addestramento nell'ambito dell'esercitazione multinazionale «Spring Flag».
Nel ribadire che l'incidente non ha causato danno alcuno a persone o cose, si rimarca che le misure di sicurezza che si adottano per lo svolgimento delle attività addestrative tendono proprio ad evitare possibili danni collaterali.
A questo punto, prima di passare ad esaminare in sequenza le singole questioni poste dai senatori interroganti, è opportuno richiamare in sintesi gli aspetti più salienti relativi alla presenza militare sul territorio nazionale, illustrati dal Ministro della difesa nel corso della specifica audizione del 25 ottobre scorso presso la Commissione difesa della Camera dei deputati.
In tale sede è stata sottolineata la ferma intenzione del Governo di procedere ad un'attenta valutazione della presenza militare nelle nostre Regioni - ivi compresa naturalmente la Sardegna - nell'ottica di una più equa distribuzione degli oneri da essa derivanti, fatta salva, naturalmente, la compatibilità di ubicazione delle strutture in rapporto ai programmi di difesa - in linea con l'attuale scenario strategico - e nel rispetto delle legittime aspirazioni di sviluppo civile ed economico delle popolazioni interessate.
In tale prospettiva la Difesa ha già avviato un particolareggiato censimento di tutte le infrastrutture e del loro attuale utilizzo, nonché delle servitù ad esse eventualmente associate così da poter acquisire gli elementi indispensabili per modificare quei casi in cui il peso delle attività militari sia eccessivamente concentrato su alcuni territori.
In ogni caso, si intende rivedere l'intera materia in una nuova conferenza nazionale che coinvolgerà naturalmente l'Amministrazione della difesa, l'Agenzia del demanio, le Regioni e gli enti locali per una migliore e reciproca comprensione ed una ottimizzazione delle attività.
Quanto, in particolare, alla regione Sardegna, l'oggettiva situazione di disagio del territorio sardo è stata pubblicamente riconosciuta dal Governo ed è oggetto di confronto operativo sulla base di una piattaforma concordata con la Regione autonoma della Sardegna.
Per quanto concerne le servitù militari propriamente dette - territori estranei al demanio militare ma gravati da limitazioni alla libera fruizione - l'orientamento della difesa è di eliminare quelle che non risulteranno più necessarie, ovviamente, non appena completato questo censimento.
Saranno anche vagliati con attenzione i criteri di compensazione previsti dalla vigente normativa per un eventuale aggiornamento degli indennizzi ai privati e dei contributi agli enti locali, compresi gli aspetti procedurali che appaiono ancora molto complessi.
A tal fine, ha già iniziato ad operare il gruppo di lavoro Difesa-Regione Sardegna, istituito per affrontare le problematiche di armonizzazione tra le esigenze della Regione e quelle della difesa in materia di servitù militari e di utilizzo delle aree demaniali, definendo congiuntamente gli obiettivi finali, i criteri di soluzione e le tempistiche ad essa associate.
In particolare, per il poligono del Salto di Quirra si è deciso di procedere ad ulteriori verifiche, su base concordata, in merito allo stato ambientale dello stesso e delle zone limitrofe. La difesa ha ad essi manifestato la propria disponibilità ad approfondire le possibilità di bonifica delle aree marine prospicenti il poligono di Capo Teulada dove ad oggi, tuttavia, non è risultato che sussista alcuna situazione pregiudizievole per l'ecosistema.
Riguardo alla questione sollevata relativa alle esercitazioni militari che si tengono periodicamente sul territorio sardo, si tratta di attività addestrative indispensabili a conseguire quelle capacità operative che sono requisito imprescindibile di uno strumento militare moderno ed efficace, il cui mandato di difesa della nazione, dei suoi confini e della collettività, discende direttamente dal dettato costituzionale.
L'addestramento riveste un'importanza primaria nell'ottica di disporre, a carattere continuativo, di aliquote di forza a differenti livelli di prontezza, in grado di integrarsi rapidamente e di interoperare efficacemente nell'ambito dei dispositivi interforze e multinazionali.
Le attività addestrative vengono, comunque, sempre effettuate nel pieno rispetto di precise norme di sicurezza volte ad assicurare la salvaguardia della popolazione, la tutela dell'ambiente e, in generale, di tutti gli operatori durante questa attività.
Per quanto concerne, più in particolare, le esercitazioni svolte presso i poligoni, ogni attività è preceduta da un'approfondita analisi dell'impatto ambientale. Inoltre, il reparto utilizzatore della struttura deve: comunicare alla direzione del poligono il tipo di armi e munizioni che prevede di impiegare, prima di ottenere l'autorizzazione e condurre le esercitazioni; presentare, al termine delle attività, un rapporto che conferma l'avvenuta bonifica delle aree utilizzate, il numero e il tipo di munizionamento effettivamente impiegato durante l'esercitazione; adottare parametri da sottoporre di volta in volta ai comandi dei poligoni stessi ai fini della necessaria autorizzazione.
Inoltre, al fine di adottare le necessarie misure di sicurezza in mare e di garantire la sicurezza della navigazione, le competenti autorità marittime emanano preventivamente appositi provvedimenti di interdizione degli specchi acque interessati dalle attività di tiro presso i poligoni a mare.
Pertanto, il complesso delle misure di carattere preventivo poste alla base delle attività addestrative, e la natura stessa di tali attività, escludono la sussistenza di elementi tali da indurre alla sospensione immediata delle esercitazioni in programma, come auspicato dai senatori interroganti.
Ciò detto, non si mette certo in dubbio che lo svolgimento di tali attività possa comportare ripercussioni sul contesto territoriale e sotto diversi aspetti. La Difesa, per compensare tali ripercussioni, opera attraverso vari istituti, organismi e procedure per mitigare l'impatto sulla cittadinanza.
In tale ambito, fondamentale è il ruolo dei comitati misti paritetici ove la realtà regionale e le esigenze militari trovano il corretto alveo di confronto e di decisioni concordate in merito alle servitù militari e all'uso dei poligoni.
Le attività da svolgere in poligono vengono, infatti, preventivamente valutate e autorizzate solo dopo un esame dell'impatto ambientale e previa consultazione del Comitato misto paritetico costituito presso la Regione Sardegna ai sensi della legge n. 898 del 1976.
L'attività di tali comitati è finalizzata proprio ad instaurare nell'ambito di ogni Regione un rapporto permanente di collaborazione con le Forze armate al fine di armonizzare le esigenze della Difesa con quelle del tessuto civile e sociale della vita comunitaria.
Continuando la disamina delle questioni sollevate con l'atto in esame, passiamo a trattare il punto relativo all'opportunità di avviare una rimodulazione dello strumento militare non solo in termini di forza e di organizzazione ma anche di compiti in chiave internazionale.
Nel merito, sono necessarie alcune considerazioni di carattere generale sull'attuale quadro internazionale e geostrategico, che impone scelte precise in materia di politica di difesa.
La tutela della sicurezza nazionale contempla, oltre alla difesa della sovranità nazionale, il concorso alla stabilità e alla sicurezza internazionale, la legittima salvaguardia e la tutela dei nostri interessi nonché la prevenzione dei rischi e il contrasto alle violazioni del diritto e della pace.
Tale concetto si fonda sempre più nell'azione delle grandi organizzazioni internazionali di cui l'Italia è parte attiva e responsabile: Nazioni Unite, Unione Europea, Alleanza Atlantica, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nelle quali si incardina, in maniera attiva e responsabile, la sicurezza fondamento della democrazia, del benessere e della coesione nazionale.
Il nuovo scenario internazionale impone una continua e attenta rivalutazione della priorità di difesa. Alla luce di tale esigenza, le Forze armate italiane stanno evolvendo dalla dimensione prevalentemente statica della difesa della sovranità verso il sostegno dinamico all'azione della comunità internazionale per la prevenzione e la gestione delle crisi con compiti di pace e sicurezza. La partecipazione dell'Italia alle missioni UNIFIL rappresenta un tangibile esempio di tale evoluzione.
Tali impegni devono essere sostenuti con un apparato militare moderno, integrato ed interoperabile con quello dei principali alleati che rendono necessarie scelte coerenti ed efficaci.
In tale contesto di difesa della pace e di mantenimento della sicurezza, vanno inquadrate le esercitazioni condotte in ambito di peace support operations. Esse assumono notevole rilevanza, in quanto funzionali ad operare nell'ambito delle operazioni discendenti dagli impegni assunti in campo internazionale e nell'ambito delle diverse organizzazioni cui l'Italia aderisce a pieno titolo.
Tali esercitazioni apportano un contributo fondamentale nelle operazioni di risposta a situazioni di crisi sotto l'egida dell'ONU a sostegno della stabilità internazionale.
A tal fine, si ricerca la massima standardizzazione operativa per migliorare la sicurezza e l'efficacia dei mezzi e la massima capacità di tutti i Paesi partecipanti a questo tipo di attività, che può svolgersi anche con Paesi non necessariamente appartenenti alla NATO.
Venendo alla questione della bonifica delle acque e dei fondali marini da ordigni ovvero da materiali esplodenti ad essi assimilabili, la normativa vigente stabilisce che interventi di tale natura siano suddivisi in occasionali e sistematici.
In particolare, la bonifica sistematica a scopo preventivo sui fondali marini è effettuata da ditte specializzate, certificate e autorizzate dall'amministrazione militare alla sola fase di ricerca e di localizzazione su mandato della competente autorità territoriale.
Non esiste, pertanto, una diretta competenza della Difesa la quale, tuttavia, può intervenire, su formale richiesta, per rimuovere e rendere inoffensivi gli ordigni rinvenuti nel corso delle ricerche sistematiche effettuate dalle ditte autorizzate a tal fine o quelli trovati occasionalmente.
Quanto alla bonifica dei fondali e delle acque prospicienti la Sardegna, auspicata dagli interroganti, relativamente al poligono di Capo Teulada sono in corso contatti tra la competente Direzione Generale degli Armamenti Navali ed il Undersea Research Center (NURC), al fine di individuare la fattispecie contrattuale attraverso la quale disciplinare le attività di ricerca propedeutiche alla bonifica.
Nella zona di Capo San Lorenzo (area del poligono interforze del Salto di Quirra), invece, è stata eseguita in passato una ricerca idraulica tramite intervento di sommozzatori della Marina militare italiana. Va detto, tuttavia, che la quasi totalità dei residui delle attività esercitative svolte dal FISC del Salto di Quirra sono di tipo ferroso ed inerte.
Per quanto concerne, ora, la tipologia di addestramento svolto presso il poligono di Capo Frasca, premesso che l'Italia non ha stipulato nessun accordo segreto per il dispiegamento di armi nucleari, denominato Stone Ax, si precisa che i reparti dell'Aeronautica Militare vi si addestrano impiegando esclusivamente armamento da esercitazione di tipo «inerte».
Passiamo, quindi, ad analizzare l'aspetto concernente i costi a carico degli utenti per l'utilizzo dei poligoni.
Per le aziende produttrici di armamenti, i costi variano sensibilmente in funzione del tipo di risorse impiegate, sia in termini di apparecchiature che di personale; la cifra indicata dai senatori interroganti può essere considerata valida come costo medio orario, in quanto non riferita ad una specifica attività.
Le somme direttamente riscosse a seguito delle convenzioni stipulate dalla Difesa con le ditte che utilizzano i poligoni per attività sperimentali sono versate direttamente all'Erario.
Le ditte, inoltre, sono tenute a: comunicare al Comando del Poligono il programma delle attività addestrative che, successivamente, viene sottoposto all'approvazione del Co.Mi.Pa (Comitato paritetico Regioni Difesa), a cura delle Autorità militari; redigere, al termine dell'attività, il verbale che attesti l'avvenuta bonifica delle aree utilizzate.
Circa, invece, l'aspetto inerente i costi a carico degli Stati stranieri, non è previsto il pagamento di una specifica quota di affitto, ma i costi di utilizzo variano a seconda della tipologia di esercitazione.
In particolare, per le esercitazioni NATO, l'aspetto economico è regolato dagli accordi internazionali di standardizzazione. Il rimborso dei costi sostenuti per l'utilizzo dei poligoni differisce di volta in volta. Nel caso in cui la forza armata straniera partecipi ad attività addestrativa congiunta si provvede al recupero dei costi logistici, mentre, qualora venga richiesto l'utilizzo dell'installazione militare per proprie esigenze, si provvede al recupero dei costi logistici e del costo operativo d'impiego del poligono utilizzato, nonché al rimborso di eventuali danni. Di tutte le somme direttamente riscosse si procede al versamento diretto all'Erario.
In conclusione, si rassicurano i senatori interroganti riguardo al fermo intendimento della Difesa a voler proseguire, senza alcun pregiudizio e con la massima trasparenza, nell'impegno indirizzato ad armonizzare i molteplici aspetti che attengono alla sicurezza, all'impatto ambientale ed allo sviluppo turistico ed economico delle aree interessate.
MARTONE (RC-SE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTONE (RC-SE). Signor Presidente, non sono molto soddisfatto della risposta, in parte perché alcune delle questioni delle risposte mi sembrano eccessivamente generiche.

PRESIDENTE. Senatore Martone, lei ha tutto il diritto di dichiararsi non soddisfatto, ma le assicuro che nessun sardo aveva mai ricevuto dal Governo una risposta così esaustiva come quella che abbiamo ascoltato questa sera.

MARTONE (RC-SE). Certo, vi è stata una risposta esaustiva, ma su alcune questioni sarebbe...

PRESIDENTE. Le parlo da sardo.

MARTONE (RC-SE). Anch'io sono eletto in Sardegna, pur venendo dalla Capitale, ma ho avuto occasione di visitare alcuni di questi poligoni e anche di parlare con le comunità locali a Capo Teulada, a Capo Frasca, al Salto di Quirra.
Indubbiamente, da un certo punto di vista, l'impegno a svolgere la seconda conferenza sulle servitù militari è un passo in avanti. Ricordo anche che era un impegno preso dal programma di Governo. Ma d'altra parte, vi sono alcune questioni che a mio parere, motivano la mia insoddisfazione, che riguardano alcuni elementi più concreti rispetto a ciò che il Governo intende fare. Ad esempio, sulla bonifica sarebbe molto utile, oltre alla spiegazione delle procedure seguite, anche ricevere dati relativi alle bonifiche a Capo Teulada.
Parlando con le comunità locali di pescatori di Capo Teulada, risulta che, in effetti, quelle acque siano piene di residui bellici da esercitazioni, quindi sarebbe utile un confronto a tale riguardo.
È anche vero che l'accordo firmato il 10 novembre scorso con il governatore Soru, riguardante alcune aree di demanio militare a Cagliari, è un passo in avanti notevole ed importante; oggi c'è un incontro anche sulla questione dell'arsenale della Maddalena, il 19 dicembre si parlerà anche di Capo Frasca e di Capo Teulada.
Ci sono alcune questioni che però, a mio parere, necessitano di una maggiore definizione, ad esempio l'onere relativo alla bonifica, cioè il rispetto del principio internazionalmente riconosciuto del "polluter pay", cioè chi inquina paga; in effetti, sarebbe molto opportuno che i costi della bonifica non ricadessero né sulla Regione Sardegna né sulla collettività, che comunque ha già sofferto questa presenza di servitù.
Altra questione, a nostro parere importante, è quella di una diversa impostazione, non soltanto della ridefinizione delle servitù. Giustamente, lei ha richiamato la necessità di una ripartizione equa di tale carico a livello internazionale, vorrei ricordare che in Sardegna praticamente c'è la stragrande maggioranza delle servitù militari e del demanio militare rispetto al resto del continente e quindi sarebbe necessario non soltanto parlare di una riallocazione e ridefinizione delle servitù, ma anche di una riduzione di alcune delle spese, secondo un principio che state seguendo e che a mio parere dovrebbe vedere maggiormente coinvolte anche le comunità locali.
C'è poi un problema relativo alle informazioni sul munizionamento utilizzato; ho avuto occasione di constatare, anche con della documentazione, che in alcuni casi l'informazione ex post è mancata e, comunque sia, mentre è stato ottemperato l'obbligo di fornire la tipologia di munizionamento, dei sistemi d'arma previsti per le esercitazioni, in alcuni casi, invece, questo non è stato accompagnato da un'informativa dettagliata su quelli che sono stati effettivamente utilizzati, e questo a mio parere rende maggiormente difficile anche l'identificazione del danno ambientale e delle procedure di bonifica che devono essere seguite.
Un'altra questione che desidero porre è quella della destinazione di uso finale delle aree liberate, ad esempio sarà molto interessante sapere quale sarà la decisione sull'arsenale della Maddalena; a nostro parere, le aree liberate possono essere restituite alla collettività attraverso un processo che anche il Governo può sostenere, e non soltanto il Ministero della difesa, ma anche i Ministeri per i beni culturali, dell'ambiente e delle attività produttive, per elaborare delle strategie di riconversione di queste aree che vedano anche la possibilità di riconvertirle in processi produttivi o di generazione di impiego che siano innovativi dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Questo, secondo me, è un elemento sul quale bisogna provare a lavorare, perché in altri Paesi, come la Germania, questo lavoro è già stato fatto.
L'ultimo chiarimento che desidero chiederle riguarda l'accordo Stone Ax, a proposito del quale la sua risposta mi ha lasciato, devo dire, un po' perplesso: lei afferma che l'accordo Stone Ax non esiste, ovvero che l'Italia non ha alcun accordo di condivisione nucleare che permetta l'uso e la presenza di bombe sul territorio nazionale. A quanto mi risulta, sia a Ghedi che ad Aviano, sono stoccati 90 ordigni nucleari, alcuni gestiti direttamente dagli Stati Uniti, altri, come appunto quelli di Ghedi, che invece possono essere utilizzati, in alcune determinate circostanze, anche dall'Aeronautica militare italiana.
Questo è un punto su cui chiederemo un maggiore chiarimento, perché a nostro parere la presenza di quegli ordigni nucleari, mai smentita sino ad ora, rappresenta una grave violazione dell'accordo di non proliferazione nucleare e quindi pregiudica anche il ruolo che l'Italia può e vuole svolgere per il disarmo e la non proliferazione nucleare.

venerdì, novembre 17, 2006

__________”io precario”_______associazione culturale
Presenta: la giornata precaria
Esternalizzazioni,Precariato piaghe della società
Idee a confronto

Ne discutiamo con:
· Carla Cherchi Presidente Associazione Culturale ”io precario”;
· Ugo Gallo Coordinatore Nazionale Enti Locali Cgil Funzione Pubblica;

coordina Luca Locci

ore 15,30 Intervengono:
· Lavoratrici e lavoratori precari;
· Ugo Pilia Segretario Generale Funzione Pubblica Cgil di Cagliari;
· Giovanni Pinna Segretario Regionale Funzione Pubblica Cgil;
· Luciano Uras Consigliere Regionale PRC;
· Enzo Costa Segretario Generale Cgil Cagliari;
· Silvio Cherchi Consigliere Regionale DS;
· Francesco Sanna Consigliere Regionale Margherita;
· Tore Serra Consigliere Regionale Comunisti Italiani;
· Graziano Milia Presidente Provincia di Cagliari;


0re 19,00 Conclude:
· Antonio Crispi Segretario Nazionale Funzione Pubblica Cgil.

Cagliari Lunedì 20 novembre 2006 ore 15.30 presso salone della stampa via Barone Rossi n° 29 (fronte parcheggi del comune)

Partecipano:Associazione culturale Peppino Asquer diritti pubblici;movimento sardista-sinistra europea;Associazione i sardi;comitato disoccupati e precari provincia di Cagliari; comitato lsu enti locali;Zona deprecarizzata;comitato clochard precario;
comitato abbalibera;ingegneria senza frontiere;coordinamento dottorandi università;
gruppo consigliare regionale Democratici di Sinistra; gruppo consigliare regionale Margherita;gruppo consigliare regionale comunisti italiani; gruppo consigliare regionale Rifondazione Comunista;Funzione Pubblica CGIL;