venerdì, luglio 09, 2010

Barricati nei pozzi di fluorite contro mobilità e chiusura. Lavoro


Sardegna, a rischio 40 posti di lavoro. Violati gli accordi. Barricati a 500 metri di profondità, rinchiusi da 2 giorni nelle viscere della terra, con i polmoni intasati di polvere e fluorite per difendere i loro diritti e il futuro delle loro famiglie. E’ la protesta di trenta minatori della Nuova Mineraria Silius (NMS) che dall’alba di martedì si sono asserragliati nei pozzi del cantiere di Muscadroxiu, nel Gerrei (territorio a nord della Provincia di Cagliari) per contestare la decisione dell’azienda di mettere in mobilità trentaquattro operai e undici impiegati, ovvero l’intero personale ancora in servizio.
Una decisione inspiegabile che viola gli accordi sottoscritti tra l’assessore regionale dell’Industria ed i Sindacati. Erano già ottanta i lavoratori che da settembre dello scorso anno si trovavano in una condizione di mobilità. L’inaspettata decisione dell’azienda rischia di gettarli nell’inferno della disoccupazione. La miniera è l’unica importante fonte di lavoro del Gerrei ed entrò in produzione nel 1955. Era il periodo d’oro del mercato della fluorite, e negli anni ’70 gli addetti erano addirittura 600. Poi arrivò la crisi e, con il calo del prezzo del minerale, per la Silius iniziarono i guai. Negli anni ’90 le quotazioni instabili del minerale hanno pian pianino rosicchiato l’azienda, causando la perdita del lavoro a circa 400 persone. La Regione Sardegna, per far fronte alla crisi dell’azienda, ne assunse il totale controllo attraverso la NMS. La società finì però nel mirino dell’Unione Europea, dopo aver accumulato 96 milioni di debiti. Per i lavoratori sarebbe stata la fine. Si riuscì però ad arginare i rischi. La domanda di fluorite infatti, proprio in quest’ultimo periodo, sta attraversando una fase di forte crescita. La Cina infatti ha deciso di limitare le esportazioni del minerale, regalando ossigeno alle società che non potevano più competere con i suoi prezzi. Per zittire le contestazioni di Bruxelles, venne concordata la definita liquidazione della NMS ed il successivo passaggio ad una nuova società. Successivamente, in un incontro triangolare tra Sindacati, Giunta regionale e liquidatore vennero concordate le tappe per la ripresa dell’estrazione mineraria. Accordi che prevedevano il rilascio di concessioni provvisorie per consentire i lavori preliminari prima dell’inizio della reale estrazione. Una certezza cancellata dall’inaspettato annuncio della mobilità da fine mese, che rischia di lasciare senza lavoro centinaia di lavoratori. «Gli accordi raggiunti tra Sindacati e Giunta regionale devono essere rispettati », ha detto Luciano Uras, capo gruppo Prc Sardegna. «La nostra sarà una solidarietà attiva - aggiunge Uras - saremo impegnati a tutti i livelli politici ed istituzionali per difendere i diritti dei lavoratori». Intanto ieri è stata approvata la legge Finanziaria 2007, dove sono state previste alcune disposizioni relative al rilancio delle attività estrattive della miniera ”Genna Tres Montis”. Un primo passo avanti, ma non ancora un buon motivo per fa risalire dal pozzo i trenta minatori. Efisio Garau ha 47 anni, 29 li ha spesi tra la polvere e la barite, e sulla protesta in corso afferma:«80 miei colleghi sono in mobilità da quasi 9 mesi e se la situazione non cambia lo saranno per altri 8. Ed intanto la mineira è abbandonata a se stessa». Se abbandonati, i pozzi rischiano di allagarsi, provocando frane e danni irreparabili ai macchinari. E mentre la classe politica si riunisce in un incontro tra Sindacati e Giunta regionale per trovare una soluzione, 30 lavoratori, incatenati nell’asfissiante profondità dei 500 metri, continuano la loro lotta. Lorenzo Tondo - Liberazione

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