lunedì, novembre 04, 2013

Pretestuosa l’eliminazione delle province: serve per buttare fumo negli occhi dei cittadini

L'altro giorno, su un noto quotidiano è apparsa un’intervista al Ministro Graziano Delrio, il quale ha testualmente dichiarato:  “Entro l’anno tutte le province verranno abolite ed i loro poteri trasferiti ai Comuni, perché abbiamo fatto una promessa agli elettori ed adesso dobbiamo sostenerla”.

Abolire le province - secondo molti studiosi – rappresenta un arrogante slogan, perché privo di contenuti. Infatti, il Ministro Delrio ha avuto l’ardire di dichiarare che non sa che farsene del parere di 44 costituzionalisti che hanno detto che il suo disegno di legge sia incostituzionale.

“Il Ministro – ha dichiarato il Presidente della Provincia di Napoli dott. Antonio Pentangelo – ha detto senza remore che le Province saranno tagliate per ragioni di cassa”. Mentre, alcuni studiosi sull’argomento, come il dott. Luigi Oliveri, sostengono il contrario: “Nessuno dello staff del Ministero e del Governo si è minimamente curato di affrontare i problemi di natura finanziaria, amministrativa e gestionale che l’abolizione delle province comporteranno”. “L’operazione in questione – fa osservare il dott. Oliveri – comporterebbe immensi costi derivanti dalla necessità di ricollocare il personale, di modificare tutto il sistema tributario e finanziario riguardante gli enti locali, dalla voltura o dalla revisione degli appalti che oggi vengono gestiti dagli enti provinciali e dal subentro da parte degli altri enti nella parte del patto di stabilità che oggi grava su di essi”

“Insomma – osserva, poi, il dott. Pentangelo – si continua a fare demagogia ed a parlare di una riforma che è un tremendo pastrocchio da cui i cittadini rischiano di uscire con le ossa rotte, con servizi per le scuole, i trasporti e l’ambiente seriamente compromessi”. E’ inconcepibile che tutto ciò non sia recepito e che si vada avanti con i paraocchi. Tutto è figlio di una campagna mediatica dove l’eliminazione delle province è stata presentata come la panacea di tutti i mali. Basta con le scorciatoie. Le riforme costituzionali devono essere trattate come tali ed hanno le proprie regole ed i propri tempi”.

Anche la Regione Lombardia, giorni or sono, si è espressa con un secco NO al disegno centralistico del Governo. “Sono le Regioni – dicono al Pirellone – ad avere la possibilità di individuare il modello organizzativo più rispettoso delle peculiarità territoriali e le funzioni aggiuntive del livello intermedio delle proprie province, mantenendo l’elezione diretta degli organi”.

Molto interessante quanto sostenuto, in audizione, presso la Prima Commissione della Camera dei Deputati, da parte del prof. Gian Candido De Martin. Riprendiamo dalla lunga relazione, soltanto quanto segue: “La Provincia, ente territoriale intermedio tra Comuni e Regioni, non è un Ente inutile, un’istituzione datata, né è un’anomalia italiana. Anzi, la “nuova Provincia” va riconosciuta come la indispensabile istituzione di riferimento rispetto all’intreccio tra sviluppo economico e coesione sociale sui fenomeni e problemi di area vasta in campi decisivi per l’equilibrio ambientale e socio economico, come sottolineato di recente da un esperto riconosciuto di sistemi locali (Giuseppe De Rita)”.

Ed il prof. Gian Candido De Martin ha così continuato il suo dire: “E si può aggiungere (con Paolo Carrozza) che le province sono gli Enti costituzionalmente garantiti più uniformemente costruiti sul territorio nazionale, costituendo un’ottima base – ove elettive – per uniformare responsabilità e gestione delle funzioni di area vasta. Si può osservare sul versante comparato che un’istituzione territoriale di area vasta è presente in tutti gli ordinamenti di Stati europei di dimensione simile a quella italiana” (ed è ad esempio significativo il fatto che di recente siano emerse proposte per rafforzare il ruolo dei dipartimenti in Francia).

E, noi, sommessamente aggiungiamo: “Tutto ciò che è normale in Europa, per quanto riguarda le province, diventa anormale in Italia per il Presidente del Consiglio on. Letta e per il Ministro del Rio”.

 
04 novembre 2013                                                   di Rodolfo Bava            Tiscali notizie

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