domenica, ottobre 20, 2013

Scuola, anche i precari modenesi appesi a una sentenza La Corte di giustizia europea sta per rendere pubblica la condanna dei contratti temporane

di Vincenzo Brancatisano
Lavoratori precari della scuola con il fiato sospeso in attesa di una imminente sentenza storica
che potrebbe rivoluzionare il sistema del reclutamento e provocare la debacle dei conti pubblici. Si prevedono immissioni in ruolo di massa e risarcimenti milionari in favore di lavoratori vittime di abuso dei contratti a termine che violerebbero la normativa comunitaria sulla prevenzione del ricorso al lavoro precario.
Almeno 130 mila tra docenti e non docenti, firmatari anche per decenni di contratti a termine, sono interessati dalla decisione della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo che si pronuncerà sulla legittimità del ricorso massivo ai contratti temporanei e di tante recenti norme “ammazza diritti”. Queste sono state prodotte in fretta e furia dagli ultimi governi con lo scopo di tamponare l'impressionante serie di sentenze con le quali i tribunali di tutta Italia stanno condannando il Ministero dell'Istruzione a cospicui risarcimenti, riconosciuti pure dal Tribunale di Modena per importi complessivi milionari a docenti e personale Ata, che tuttavia continuano e restare precari.
È stata la Corte Costituzionale, nel chiedere l'intervento della Corte Ue, a ipotizzare l'assenza nel nostro Paese di una tutela dei precari pubblici attraverso sanzioni effettive e dissuasive nonché risarcimenti a carico dello Stato datore di lavoro, così come impongono le norme comunitarie che intendono scoraggiare il ricorso al lavoro precario nel settore pubblico. Anzi, le ultime trovate normative vanno proprio nella direzione di ulteriormente danneggiare i precari pubblici. Si pensi solo all'eliminazione del compenso sostitutivo delle ferie non godute e all'abolizione della legittimazione a ricorrere in giudizio proprio per il risarcimento che invece è dovuto come compensazione della mancata immissione in ruolo. Da qui anche una procedura di infrazione, la n. 2124/2010.
L'avv. Vincenzo De Michele, che patrocina per conto dell'Anief la vertenza europea, precisa in un'intervista a Orizzonte Scuola che “l'Italia ha commesso una grave infrazione del diritto comunitario: in contrasto con la ben nota direttiva europea n.70 del 1999 sul contratto a tempo determinato e con quello che avviene in tutti gli altri Paesi dell'Unione, negli ultimi anni in vari settori del pubblico impiego come la scuola e la sanità ha permesso che venissero reiterati contratti a termine successivi di lunga durata senza trasformarli in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pur essendoci una legge ad hoc, cioè il decreto legislativo 368 del 2001, nata proprio per recepire le indicazioni della normativa comunitaria”.
Tuttavia, non solo il decreto attuativo della direttiva è stato modificato in pejus, ma a fare di peggio è stato il governo italiano: “A maggio 2010 - insiste De Michele - ha dato assicurazione a tutte le Istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento, Corte di Giustizia) che le stabilizzazioni avrebbero coinvolto anche i precari della scuola, per smentirsi subito dopo. La Commissione ha dovuto, così, ricredersi ed ha attivato immediatamente la procedura di infrazione”.
L'ottimismo dei tanti precari che hanno fatto causa in Tribunale s'era spezzato dopo che la Corte di Cassazione nel 2012 aveva dato torto ad alcuni di loro con una sentenza, dove si sintetizza il concetto che è normale che la scuola ricorra al lavoro precario. Ulteriori Tribunali e la Corte Costituzionale l'hanno però successivamente snobbata, in attesa della "Sezioni Unite" della medesima Cassazione, che si pronuncerà a breve.
Dulcis in fundo, è stata rivelato nelle ultime ore il testo di un parere pesantissimo che la Commissione, l'organo governativo della Ue, ha dato alla Corte di Giustizia e secondo il quale mancano le richieste ragioni imperative e oggettive che giustificano il ricorso al lavoro a tempo determinato nella scuola come invocate dalla Cassazione e come introdotte dalla legge 106/11. Né possono le ragioni finanziarie giustificare l'abuso dei contratti a termine nel settore pubblico e in particolare in quello scolastico. “Nessuna discriminazione tra docenti precari e di ruolo è giustificabile a parità di lavoro svolto”, conferma l'Anief, artefice dei ricorsi Ue.
Eppure le scuole modenesi stanno per collocare i prof precari in ferie forzate per il ponte dei Morti e per Natale e Pasqua, mentre i colleghi di ruolo, che guadagnano peraltro di più, risulteranno in servizio pagato.
17 ottobre 2013
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