giovedì, ottobre 25, 2007

Un viaggio verso la deprecarizzazione
di Mauro Atzei


Dopo un tragitto durato 9 mesi (una vera e propria gestazione umana), il 13 settembre 2007 sono cessati i termini utili per le presentazioni delle domande di partecipazione al bando pubblico per la stabilizzazione dei centoventi lavoratori precari in forza al Comune di Cagliari.
A raccontarla così, in sole tre righe scarse, non sembra che sia stata una grande impresa. Immaginate invece, quanto sia stato difficile per noi lavoratori dei cantieri regionali (impiegati assunti con contratti a tempo determinato presso gli uffici tecnici e amministrativi del Comune di Cagliari ma sovvenzionati con fondi della Reg.Aut. Sardegna), autentici fantasmi degli enti locali che avevano difficoltà anche solo a formare un gruppo di “due” giusto per bere una birra o un caffè. Eh si! La chiave della vicenda ruota tutta attorno a questo problema: noi non eravamo mai stati uniti, ci ignoravamo a vicenda, perdevamo il nostro tempo a sgomitare per riconquistare di volta in volta alla scadenza, un nuovo contratto, possibilmente a discapito del collega più vicino in graduatoria, anche perché il meccanismo dell’alternanza non garantiva mai un posto a tutti contemporaneamente. Un lotta tra poveri. Questo sistema perverso, creato ad arte dai dirigenti dell’amministrazione comunale, permetteva all’azienda di avere dei lavoratori a tempo pieno, ma con contratti a tempo determinato a costo zero, bramosi di lavorare e di restare disoccupati il meno possibile, inclini al servilismo, e poco fastidiosi in fase di rivendicazione sindacale e dei propri diritti di lavoratori. Il nostro essere fantasmi, come spesso accade tra i precari, si caratterizzava inoltre, nell’avere pochi diritti in confronto a quanto invece riconosciuto ai colleghi iscritti al ruolo. Per esempio, per coloro che rivestivano la posizione di tecnici: niente automobili di servizio per eseguire i propri compiti (sopralluoghi nei vari cantieri disseminati lungo la città) e auto propria, senza rimborsi carburante ecc..; niente telefono cellulare per coordinare i custodi e gli operai (telefono indispensabile, sempre a spese nostre); in molti casi nessun ufficio e nessuna scrivania sul quale espletare le varie pratiche amministrative (compilazione liste paga dipendenti, compilazione libro giornaliero dei lavori, compilazione libro carico/scarico materiali ecc...); niente computers, ovviamente; niente corsi di formazione o di aggiornamento tecnico, niente straordinario. Per i colleghi che ricoprivano la posizione di custodi e/o operai spesso era anche peggio: niente bagno per espletare i propri bisogni fisiologici nei cantieri di custodia all’aperto, e spessissimo neanche un tetto dove ripararsi dalle intemperie.
Se eri fortunato, dopo un contratto a termine lungo sette/otto mesi potevi avvantaggiarti di una proroga di sei o sette mesi, oppure di un solo mese nel più sfortunato dei casi.
Relativamente alla mia personale esperienza, devo ammettere che dopo la scadenza del mio primo rapporto di lavoro con il Comune di Cagliari. intercorso tra il 1994 e il 1996, non avevo nessuna speranza di essere richiamato per un nuovo contratto, infatti furono quelli gli anni, i più cupi della mia vita di precario. Al di fuori dell’amministrazione pubblica, a parte delle collaborazioni completamente in nero, non riuscivo a trovare nessuna alternativa che potesse garantirmi un reddito dignitoso, e al problema si aggiunse anche quello della mia famiglia. Infatti, nel 1995 mi sposai e nel 1997 nacque mia figlia Camilla di cui sono orgogliosissimo. Insomma, il tempo passava e dal comune non arrivava nessuna chiamata, nonostante fossi il primo della graduatoria degli assistenti di cantiere periti industriali. Non sapevo più come fare per sbarcare il lunario, oltretutto anche mia moglie dopo dieci anni di lavoro trascorsi senza contratto in un laboratorio di analisi chimiche della facoltà d’ingegneria idraulica dell’università di Cagliari, aveva cessato definitivamente il suo rapporto lavorativo. Si aprivano dunque, le strade dell’emigrazione verso l’estero. Essendo nel frattempo diventato piuttosto bravo con l’informatica, optammo per l’Olanda. Non era affatto difficile trovare lavoro di buon livello ad Amsterdam, oltretutto io conoscevo abbastanza bene la città per averla gia visitata qualche anno addietro, anche se il mio inglese non era più scintillante come il caso richiedeva, oltretutto la presenza di una bambina piccolissima non facilitava le cose, e cosa più grave, trovare un appartamento per consentirci di vivere da subito tutti e tre in città, era un impresa incredibilmente ardua.

Cosi tornammo a Cagliari, e mentre mi apprestavo a ripartire, questa volta da solo, denari esigui e morte nel cuore, alla ricerca di un buco in cui vivere, arrivò la chiamata salvifica del Comune dopo quattro anni di assoluto silenzio.
Da quel momento, dal gennaio 2000 al febbraio 2007, riuscì di nuovo a lavorare, seppure in maniera discontinua, nei cantieri tecnici dell’Amministrazione Comunale della mia città. Naturalmente i problemi erano sempre gli stessi e i contratti sempre a tempo determinato e con il maledetto timore di passare altri quattro o più anni senza chiamate. E’ vero, sul nostro lavoro si reggevano interi uffici pubblici e comparti tecnici visto che ormai erano passate innumerevoli finanziarie senza che fosse stato effettuato un solo concorso e una sola assunzione, e intanto il personale in ruolo andava in pensione….
Frattanto, il centro sinistra vinceva le elezioni e la finanziaria nazionale 2007, prevedeva che tutti coloro che avessero prestato servizio nelle P.A. per almeno 36 mesi negli ultimi cinque anni, dovessero essere avviati verso la stabilizzazione. Ma questa era per noi precari, solo una speranza.
IL pomeriggio del 24 gennaio, all’uscita dal lavoro mi giunse un passaparola: “stasera riunione al consiglio comunale di Via Roma”. Un consigliere di Rifondazione e il segretario territoriale della CGIL ci aspettavano già li nel pianerottolo al terzo piano, eravamo una trentina, tutti molto curiosi ma del tutto ignari di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Si andava reclamare la stabilizzazione del posto di lavoro. Ma tra noi, non tutti conoscevano la nuova finanziaria nel merito, ci fu un baccano temendo perché gli uscieri si opponevano al nostro tentativo d’ingresso, volevamo un incontro con il sindaco per parlare del nostro futuro, ma il sindaco era assente, cosi dopo un’ora di caos, urla e fischi il vicesindaco acconsentì di parlare con noi. Ci disse che avrebbero fissato un consiglio comunale per discutere il nostro caso e si accomiatò. Da quel giorno in poi, le riunioni al sindacato si moltiplicarono e pian piano prendemmo sempre più coscienza delle nostre possibilità e della nostra forza. Alle riunioni non eravamo mai meno di cinquanta. Fu in una di queste assemblee che m’accorsi del pericolo di una spaccatura tra gli assistenti di cantiere e gli altri lavoratori con mansioni più basse, specialmente con quelli tutelati da delibere di garanzie. Così cominciai a cercare di tenere uniti i miei colleghi coinvolgendoli maggiormente in tutte le iniziative concordate con il sindacato e facendomi anche carico di tenerli continuamente aggiornati su quanto accadeva. Infatti i colpi di scena erano sempre in agguato: - dapprima le dichiarazioni programmatiche del Sindaco che sostenevano la stabilizzazione di alcuni precari; poi lo stesso Sindaco che annunciava il clamoroso buco dei conti in bilancio; poi la finanziaria nazionale che impediva a tutti i Comuni che avessero violato il patto di stabilità di assumere nuovi lavoratori e quindi di stabilizzare i precari; infine l’assessore al personale che convocava i sindacati confederali per proporre un albo dei lavoratori da assumersi eventualmente dalle aziende fornitici di servizi per il comune di Cagliari.- Intanto sia io che i miei colleghi ci sentivamo come immersi in una sorta di incubo surreale: un temibile orco ci porgeva continuamente la bistecchina agognata, ma al momento della ferrata se la riprendeva.

Il 26 febbraio 2007, con la legge n. 17 entrò in vigore il "Decreto Milleproroghe" che tolse tutti quanti da ogni imbarazzo e affrancò il comune di Cagliari da tutte le sanzioni comminate sino a quel momento per la violazione del patto di stabilità. Basta alibi e fine dei capziosi disegni politici. Sarebbe stato possibile assumere e stabilizzare i precari, infatti i lavoratori interessati erano lì, sotto il palazzo comunale, ogni santo giorno a ribadirlo. Ma non sarebbe stato tanto facile. E Il tempo volava. Il 20 aprile 2007, durante il primo consiglio comunale in cui avemmo l’occasione di presenziare, i consiglieri di maggioranza si alternarono dal pulpito sostenendo che i precari in seno all’amministrazione Comunale, non erano più di tre. In un baleno scoppiò un putiferio, noi lavoratori esasperati per la lunga ed inutile attesa sulle tribune della sala consiliare tirammo fuori gli striscioni di protesta e il presidente del consiglio sospese la seduta. Gli animi si scaldarono, il malcontento si fece veemente ed intervennero i Vigili Urbani. Il piazzale al di sotto era ormai brulicante di precari, volarono urla e il nervosismo aumentava a dismisura. I più erano ormai decisi ad occupare il municipio per tutta la notte. Ad un certo punto la tensione salì al limite, sfilarono via gli assessori in cerca di ritirata, allora un collega esasperato, inscenò un battibecco con l’assessore del personale che reagì verbalmente, intervenne quindi il nostro rappresentante sindacale, fatto che, incredibilmente portò a rasentare lo scontro fisico con l’assessore. Fortunatamente gli animi sembrarono placarsi e ci si avviò tutti intorno ad un tavolo per chiarirsi rapidamente le idee. In quella occasione l’assessore competente mise sul tavolo la disponibilità della giunta a trattare con le parti per stabilire un percorso di stabilizzazione ma solo a vantaggio degli aventi i requisiti previsti dalla legge finanziaria nazionale 2007. Ciò nonostante, tra assessorato e sindacato s’instaurò un indefesso briciolo di rancore. Da quel momento in poi ebbi, grazie all’invito del segretario territoriale della cgil fp, il piacere di assistere come auditore a tutte le contrattazioni tra la parte pubblica e i sindacati confederali. Tuttavia la situazione non parve volersi sbloccare. Il consiglio comunale proseguiva nel tentativo di eludere le nostre aspettative e l’opinione pubblica nel rimanere all’oscuro di quanto accadeva. Così, per esortare il Consiglio Comunale a deliberare una dichiarazione d’intenti a voler stabilizzare tutti gli oltre cento precari, occorse l’ennesima manifestazione da parte dell’ormai foltissimo gruppo di lavoratori e delle loro famiglie, e il 24 aprile decidemmo, nel bel mezzo di una noiosissima ed auto-indulgente riunione della giunta comunale, di fare irruzione nell’aula consiliare. Tensione alle stelle, spinte, urla, svenimenti, ambulanza e vasi rotti, con i vigili urbani che si ersero ad estremo baluardo della porta del palazzo. Sopraggiunsero pure quattro volanti della polizia, un vero inferno. Il giorno dopo la vicenda finì su tutti i giornali, altresì ne parlarono anche le televisioni, ed il consiglio comunale non poté più esimersi dal deliberare un documento unitario che sancì l’avvio alla stabilizzazione graduale di tutti i precari dei cantieri e non, nell’ambito del piano triennale di assunzioni. Era il 26 aprile. Quel giorno stesso, si concludeva a Cagliari nello spiazzo di fronte al Bastione S.Remy, la marcia per il lavoro organizzata da Rifondazione alla presenza di Franco Giordano (andammo pure ad incontrarlo all’aeroporto) che esortava l’amministrazione comunale a concludere al più presto l’iter della nostra stabilizzazione. E noi eravamo tutti lì sotto ad applaudire.
Il 31maggio il provvedimento fu approvato col nome di sub emendamento bilancio precari, inscritto in bilancio e votato all’unanimità.
Con le successive contrattazioni sindacali tenute nell’arco di due mesi, si concluse infine la vertenza con l’annuncio della pubblicazione del bando di concorso che porterà in tre anni circa centoventi lavoratori precari ad essere stabilizzati nel Comune di Cagliari.
E’ giunto il mese di ottobre, il bando è scaduto a settembre, le procedure selettive non sono state ancora espletate e per adesso siamo ancora tutti precari...ma soddisfatti, memori di aver lottato insieme per un comune e sacrosanto diritto. Il 20 ottobre grazie all’associazione “Io Precario” Sardegna, di cui faccio parte, gran parte di noi sarà a Roma per la grande manifestazione per il lavoro ad urlare ancora: “BASTA INGIUSTIZIE, IL LAVORO E’ UN DIRITTO, NO AL PRECARIATO”!

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