mercoledì, novembre 06, 2013

storie di vita quotidiana (pubblicata il 5/11/2013 da Elisa Migliaccio )

Oggi vi voglio raccontare una storia.
C’era una volta , ma non è una favola, un ragazzo i cui genitori avevano educato alla responsabilità, al rispetto delle regole, alla solidarietà. Questo giovane era cresciuto facendo suoi questi insegnamenti anche se , con dispiacere dei genitori, ad un certo punto aveva interrotto gli studi e si era immesso nel mondo del lavoro. Era passato attraverso tutti i tipi di lavoro, part-time, a tempo pieno ma determinato e sempre, alla fine del contratto, nonostante avesse svolto con coscienza il suo lavoro…. avanti un altro!.
Poi ha lavorato come co.co.co (allora si chiamavano così ) in un’occupazione che richiedeva anche delle professionalità , guadagnando dalle 600000 a 1200000 lire (c’erano ancora le lire)al mese , a seconda dei periodi , con orario di lavoro dalle 8 alle 14 ore il giorno.Su questo stipendio dovevano essere pagati i contributi, non aveva diritto alle ferie(veniva messo in ferie nel periodo di chiusura dell’attività ,ma non era pagato), non aveva diritto alla malattia. Ha deciso perciò di cambiare lavoro, ha versato un certo capitale ed è finito in una cooperativa di sinistra, iscritta alle Leghe delle Cooperative. Qui, educato dai genitori ,piccoli sindacalisti di base, alla solidarietà di classe e al rispetto dei diritti dei lavoratori si è accorto che i soci-lavoratori non hanno gli stessi diritti degli altri lavoratori perché, in teoria ,sono i padroni della cooperativa che, però, in pratica , è in mano ad un Consiglio di Amministrazione che si comporta come i peggior padroni. Non pensare neppure di poterlo cambiare alle elezioni successive perché una buona parte dei soci è stata accettata nella cooperativa purché appoggi il Consiglio stesso. Il giovane, visto che i lavoratori non potevano incidere neppure sull’organizzazione del lavoro perché era il Presidente che decideva chi ,che cosa e dove, si consulta con il suo sindacato e decidono di procedere alle elezioni delle RSU . Le elezioni vengono fatte nella cooperativa, il giovane è eletto RSU, ma…. il Consiglio di Amministrazione non riconosce le RSU perché la legge 30 ha annullato la 241 del Governo di centro-sinistra e rimanda ad una contrattazione fra sindacati e associazioni rappresentative della cooperazione la definizione di quali diritti sindacali hanno questi lavoratori che hanno la disgrazia di essere anche (finti) soci.La disposizione legislativa sui soci-lavoratori è del 2002 e, ad oggi,ancora , la contrattazione sui diritti sindacali non è stata fatta. Nel frattempo il sindacato non fa nulla per il mancato riconoscimento della RSU. Il giovane ricordando sempre gli insegnamenti familiari continua a lavorare in questa cooperativa cercando di promuovere fra i compagni una coscienza dei loro diritti e lottando sempre contro le ingiustizie ma , per questo, subisce continuamente delle ritorsioni da parte del Presidente. Ad un certo punto una società pubblica vuole dei lavoratori in appalto da questa cooperativa (mi sembra che fra l’altro non possono essere appaltati i lavoratori), il ragazzo, che nel frattempo è diventato uomo, ritiene di aver le professionalità richieste dalla società appaltante e chiede di partecipare alla selezione con cui sarà scelto il personale della cooperativa che sarà appaltato , selezione che consiste in un semplice colloquio , senza verificare le competenze e che sarà fatto da dirigenti della società a capitale misto e di un settore del Comune . La partecipazione gli viene negata con la motivazione che il Consiglio di Amministrazione è il solo a decidere quali soci scegliere per la selezione. Andando dall’assessore comunale da cui dipende il settore che si vuole appartare e minacciando uno scandalo (ma a livello politico si riesce sempre a giustificare certe scelte), viene infine ammesso alla selezione dove incontra persone che la cooperativa fa passare per soci della stessa, mentre risultano essere raccomandati politici o coniugi di responsabili del settore da cui è stato appaltato il servizio. Ed infatti queste persone arrivano prime nella graduatoria di selezione. Successivamente nella stessa attività c’è bisogno di altro personale che viene richiesto alla cooperativa. Il Consiglio d’Amministrazione dovrebbe mandare questo giovane uomo perché risulta il primo fra i rimanenti della graduatoria, ma viene scavalcato e il lavoro è affidato ad altri. Solo attraverso denunce ai politici interessati al settore in oggetto riesce ad essere appaltato alla società a capitale pubblico, dove lavora per un anno e mezzo pagato dalla cooperativa secondo il contratto originale della cooperativa e non equiparato a quello dei lavoratori della società pubblica. La società pubblica però assume in proprio con altri stipendi parenti di politici locali(nepotismo? Non si può dire perché rischi una denuncia per diffamazione). Il giovane uomo, dopo 2 settimane di ferie rientra ieri al suo lavoro e, senza che nessuno lo abbia avvertito, non trova più il suo posto. L’appalto , che fra l’altro non esiste nei documenti ufficiali, è terminato con la fine dell’anno, ci sarà dalla prossima settimana una “assegnazione diretta “ di servizi alla cooperativa ,senza selezioni. Così il Presidente della cooperativa potrà
Decidere chi scegliere fra i soci-lavoratori: i tre raccomandati arrivati primi all’altra selezione ed un parente di….. che ha già lavorato presso l’amministrazione pubblica inviato dalla cooperativa e senza nessuna selezione! Ed il nostro giovane uomo? Dovrà ritornare a fare il suo vecchio lavoro nella cooperativa. Dimenticavo: come vengono fatte le assunzioni in queste collusioni? Ecco: la cooperativa ,che poi vince gli appalti nella società a capitale pubblico, assume i raccomandati dai politici o amministratori unici di società pubbliche, poi alla richiesta, li riappalta ai settori pubblici che , non trattandosi di posti fissi, non hanno bisogno di ricorrere a concorsi.
Fine della puntata. Non è una favola che va a buon fine.
Questa è una storia vera, una delle tante che accadono ai nostri figli tutti i giorni e che avviene nella “civile “ Toscana. Ed i nostri giovani eroi cosa possono fare ? Arrendersi? Accettare il compromesso? Ricorrere al clientelismo politico anche loro? O…. peggio? E noi genitori che abbiamo loro dato degli insegnamenti, che ora ci rinfacciano, siamo impotenti.
 (pubblicata il 5/11/2013 da Elisa Migliaccio pagina facebook IO PRECARIO)

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